Nel vuoto politico c'è chi cerca di recuperare ruolo e potere: siamo sempre il paese del Gattopardo

Mercoledì 16 Maggio 2018
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Egregio direttore, 
dopo l'esclusione della nazionale di calcio italiana dai mondiali di Mosca 2018, tutti si aspettavano un azzeramento della Federcalcio e, invece, dopo un commissariamento di alcuni mesi ora, spunta la candidatura di Giancarlo Abete a presidente, lo stesso che, negli anni novanta e inizio 2000, è stato ai vertici di Federcalcio, che ha guidato sino alla figuraccia dei mondiali in Sud Africa. Nulla di personale, ma è tempo di candidature nuove, giovani e motivate, per avviare una riorganizzazione del calcio sport nazionale, e farlo tornare competitivo in campo internazionale. Una nuova Federcalcio, strutturata per sostenere anche i vivai giovanili, con responsabili competenti e, con la nomina di un nuovo C.T. della nazionale, può essere la svolta per conseguire risultati positivi nel breve/medio termine. 
L.P.

Mestre

Caro lettore, 
quando c'è un vuoto politico qualcuno cerca sempre di approfittarne. E di riempirlo. Ho l'impressione che in Italia, nel mondo del calcio, ma non solo in quello, stia accadendo proprio questo. Mentre Di Maio e Salvini da oltre due mesi cercano, con scarsi risultati almeno sinora, di trovare un'intesa di governo, qualcuno nelle retrovie, smaltito l'effetto e il trauma delle elezioni del 4 marzo, muove, più o meno silenziosamente, le sue pedine per tornare a galla, rafforzare le proprie posizioni di potere o riportare in auge i propri fedelissimi. L'assenza di un governo e il clima di incertezza che permea molti palazzi del potere, favoriscono questi riposizionamenti e queste manovre. Ed ecco infatti che nel magico mondo del pallone italico, pur in crisi profonda e umiliato dall'eliminazione dai Campionati Mondiali, tornano alla ribalta nomi e personaggi che pensavamo appartenessero al passato remoto e che invece, come se nulla fosse, si candidano per un ritorno al vertice. Sorretti da solide cordate, ovviamente. Ma anche nel calcio non doveva cambiare tutto? Sì certo. Non dobbiamo mai dimenticarci però che siamo nel Paese del Gattopardo: Tutto deve cambiare perchè nulla cambi. E non solo ai vertici del calcio. 
 
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