Risposta a un lettore-turista che dice di amare
Venezia, ma non si sente ricambiato

Venerdì 15 Maggio 2020
Cara Venezia,
sono un turista, uno di quelli che fino a ieri erano troppi e che oggi, tutt'a un tratto, sono diventati pochi o punti. Ti frequento da decenni e negli ultimi tempi mi hai trattato un po' male: mi hai fatto pagare 7,50 euro il vaporetto mettendomi in una coda differenziata poi, una volta salito, non mi facevi trovare neanche posto per le valige e i tuoi cittadini si lamentavano, giustamente, per il loro ingombro, ma come fare? I vaporetti sono gli stessi da 50 anni! Se avevo bisogno di un bagno mi facevi pagare 1,50 euro in quelli comunali (chiusi dopo le 20) perché perfino mio figlio, quando aveva tre anni, non è stato fatto andare in bagno da nessun bar a cui l'ho domandato. Ora vedo che ti lamenti perché non ci sono più turisti. Addirittura i tuoi ristoratori spesso poco amichevoli con i noi - manifestano in piazza dicendo che senza di loro un turista non può avere né un bicchier d'acqua o andare in bagno! Ma dai! Cara Venezia, ora leggo che chiedi un contributo allo stato che tu chiami Roma perché i trasporti non ce la fanno senza turisti. Io come tutti gli altri sono pronto a darlo e poi a ritornare, come si torna da un amore antico ma, ti prego, questa esperienza tienila da conto: quando ritorneremo non lamentarti più e soprattutto, trattaci bene!

Paolo Ballini
Firenze

Caro lettore,
se avesse il dono della parola, anche Venezia potrebbe scrivere a tanti turisti: per favore, in futuro, quando tornerai, trattami bene. Anzi, soprattutto se dici di amarmi, trattami meglio di come, spesso, mi hai trattato in passato. Abbi più considerazione per me, non percorrere le mie calli e i miei campi come se questo fosse un enorme parco giochi dove tutto è consentito e tutto è invenzione: qui è passata la storia, non solo la fantasia. Cerca di conoscermi e di capirmi, non solo di consumarmi. Abbi più rispetto per chi ci abita. E quando ti viene chiesto di pagare 7.50 euro per una corsa in vaporetto, prima di lamentarti, pensa a quanto questa città spende anche per te: per cercare faticosamente di non perdere la sua identità o anche solo per gestire l'immondizia che inevitabilmente tu e altre migliaia di persone come te producono ogni giorno. Su un punto Venezia sarebbe d'accordo con lei. Quando dice: speriamo che questa amara e drammatica emergenza sanitaria sia di lezione. Lo sia per tutti, però. Per i tanti che, non solo a Venezia, vivono di turismo e che troppo spesso hanno considerato visitatori e viaggiatori soprattutto come polli da spennare. Ma sia da lezione anche a chi viene a visitare e conoscere questa città, perché impari a viverla come merita. In queste settimane Venezia ha riacquistato una sua struggente, dimenticata e indimenticabile bellezza. Facciamone tesoro. Venezia deve poter essere Venezia. Anche senza essere desertificata da un'epidemia. E con una giusta quantità di turismo, rispettoso e consapevole.
Ultimo aggiornamento: 14:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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