Il Parlamento deve decidere la fine del governo ma accordi anti-voto sarebbero una pagina triste

Mercoledì 14 Agosto 2019
Caro direttore,
sarà il parlamento a decidere la fine del governo giallo-verde come impone la Costituzione ? È una domanda abbastanza semplice e la risposta ovvia, anche per chi non è un costituzionalista. Si ! E il merito va ascritto al presidente del consiglio Giuseppe Conte, che ha interpretato il suo ruolo seguendo le indicazioni della Costituzione. Bravo ! Le crisi si aprono e si chiudono in Parlamento. I governi nascono in parlamento con la dichiarazione di fiducia (prima, presidente e ministri sono incaricati e non nella pienezza delle loro funzioni ) e muoiono in parlamento dopo aver constatato con un voto di sfiducia che non hanno più la maggioranza delle camere. Il recente passato ci ha consegnato spettacoli deprimenti e costituzionalmente alquanto discutibili di premier che sono saliti al Quirinale per rassegnare le dimissioni, non dopo essere stati sfiduciati dalle camere, ma dai mercati finanziari (Berlusconi quando lo spread era a 574 punti ), dalle segreterie di partito (Letta), dalle urne del referendum (Renzi). Finalmente, questa crisi di governo si svolgerà nel luogo previsto dalla Costituzione per far nascere e morire i governi. Se Conte non avrà la fiducia potrebbe trovarla con una diversa maggioranza e la palla passerebbe al Quirinale e, qui mi fermo perché le sorprese potrebbero essere: governo tecnico, balneare o addirittura di legislatura. In Italia, si sa, non c'è nulla di più stabile di ciò che nasce per durare poco. Napolitano docet.

Giancarlo Parissenti
Mestre (Ve)


Caro lettore,
sono d'accordo. È il Parlamento che deve decidere. Se il governo non ha più i numeri lo si deve verificare tra Camera e Senato, non altrove. Ma oltre alla forma va salvaguardata anche la sostanza. Perché sappiamo bene che oggi il Parlamento non rappresenta gli equilibri politici reali del Paese. Lo hanno detto le recenti elezioni europee e lo dicono da mesi i sondaggi. Non si tratta di mettere in discussione la centralità del parlamento ma sarebbe abbastanza incredibile se nascesse una coalizione frutto di un'intesa, più o meno esplicita, tra il partito di governo in crisi di consensi, M5s, e un ex premier sconfitto anche nel proprio partito. Se questi due soggetti politici ritengono di avere i numeri e un programma per governare il Paese con il consenso della maggioranza degli italiani, si presentino alle elezioni e lo spieghino ai cittadini. Accordi di potere e di interesse finalizzati unicamente a impedire un voto che avrebbe come probabile conseguenza il taglio dei parlamentari e del peso politico di entrambi, contribuirebbero solo a scrivere un'altra pagina triste della nostra già malconcia democrazia.
Ultimo aggiornamento: 14:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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