Egregio Direttore,
sono rimasto molto colpito da una sua affermazione in risposta alla lettera di quel signore che nel giornale di ieri diceva che aveva deciso di non vaccinarsi.
Claudio Scandola
Caro lettore, essere liberali non equivale ad essere stolti ed inetti. Il concetto di libertà va sempre associato a quello di responsabilità: agisci ma nella consapevolezza delle conseguenze che la tua azione può avere e dei costi che dovresti poter essere chiamato a pagare per ciò che hai fatto. Ci sono poi momenti in cui credo sia necessario applicare il celebre paradosso di Karl Popper, uno dei più grandi pensatori liberali del 900: la tolleranza non può essere infinita e assoluta, ci sono situazioni e fasi della storia in cui i tolleranti hanno il dovere morale, per se stessi e per chi verrà dopo di loro, di essere intolleranti. Penso che, in una certa misura, queste parole valgono anche per l'oggi. Siamo affrontando una delle sfide più difficili della storia recente dell'uomo. Nei confronti del Covid stiamo combattendo una guerra (e purtroppo noi europei la stiamo combattendo molto male) in cui ci sono in gioco tante vite umane e il futuro delle nostre economie. Se qualcuno non è d'accordo con le armi che abbiamo deciso di usare (i vaccini, appunto) o ritiene che la guerra andrebbe combattuta in altro modo, gli consentiamo di pensarlo e di rifiutarsi di usare queste armi. Ma almeno evitiamo di subire oltre al danno, la beffa. Abbiamo il dovere di curare tutti e nel migliore dei modi possibili. Anche chi non avrà il passaporto vaccinale, perché si è rifiutato di sottoporsi alla profilassi anti Covid. Ma chi lo fa sappia che la società gli presenterà il conto: delle sue (scellerate) scelte e dei nostri sacrifici. Non è un atteggiamento antiliberale. È un richiamo al senso di responsabilità e di appartenenza a una comunità.