Gli italiani hanno tutte le ragioni per essere delusi dall'apparato burocratico dell'Unione europea

Domenica 7 Marzo 2021
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Egregio direttore,
la libertà di espressione e di stampa è indiscutibile. Ci dovrebbe però essere un limite e non offendere gratuitamente chi non si conosce. Mi riferisco alla lettera del signor Diego Parolo. Cito «anche i muri ormai sanno, hanno capito che l'Europa a oggi, che mi sembra evidente non essere quella unione di stati che pensavano i fondatori, è un groviglio burocratico, fatto di burosauri che occupano le loro giornate a discutere, ma con impegno e assoluta incompetenza, della lunghezza dei cetrioli e del numero di piselli all'interno del baccello». Io sono uno di quei burosauri, e posso assicurare che non mi è mai venuto in mente di discutere tali soggetti. Il signor Parolo dovrebbe sapere che quei problemi vengono sollevati non da burocrati, ma da operatori economici che chiedono il rispetto di una leale concorrenza sui mercati e si rivolgono per questo alle loro autorità nazionali, che a loro volta chiedono una discussione del caso. Tutti gli stati membri, il nostro compreso mandano a Bruxelles degli esperti nazionali per trattare il caso in un gruppo di lavoro. Vorrei ricordare il caso delle vongole: all'iniziativa del Regno Unito quand'era ancora nella Ue, in difesa dei suoi pescatori, perché le misure delle vongole dei Mari del Nord non sono quelle dell'Adriatico. Ma il mercato è unico. Una soluzione è stata cercata e trovata per difendere i pescatori chioggiotti. Ecco a cosa servono le interminabili discussioni tecniche che si tengono a Bruxelles. Niente a vedere con l'incompetenza.

Antonio Seguso
Lido di Venezia


Caro lettore,
non ne faccia un caso personale.

Cerchi piuttosto di capire lo stato d'animo delle persone e provi a mettersi nei panni di un nostro concittadino giustamente preoccupato dalla situazione sanitaria e magari in attesa di fare il vaccino. Questa persona si guarda in giro e cosa vede? Paesi extra europei che hanno già vaccinato oltre il 25% della popolazione, che non hanno subito tagli nelle consegne di dosi da parte delle compagnie farmaceutiche e che entro l'estate, con ogni probabilità, raggiungeranno l'immunità di gregge, cioè saranno immunizzati dal rischio Covid. Poi, questa stessa persona, guarda all'Italia e all'Europa e vede invece che i vaccinati sono solo il 5-6% della popolazione. Scopre che, rispetto a quanto previsto e annunciato da Bruxelles, le dosi scarseggiano e arrivano con il contagocce. Ascolta la presidente della Commissione Ue spiegare che, in effetti, su questa materia sono stati fatti un bel po' di errori. Capisce che sono stati sottoscritti accordi (in larga parte ancora secretati) con le compagnie farmaceutiche, ma queste possono permettersi di non rispettarli, di tagliarci le consegne del 50-60% a loro descrizione, senza peraltro incorrere in conseguenze penali ed economiche. Non solo: come si è visto con AstraZeneca, alcune di queste aziende cercano persino di vendere ad altri Paesi extra Ue i vaccini prodotti in Europa. Di fronte a tutto ciò, comprenderà che questo cittadino italiano, magari non informatissimo sulla macchina Ue e i suoi meccanismi, abbia parecchie buone ragioni per essere deluso e arrabbiato con l'Unione europea e l'apparato comunitario. Anche perché, con tutto il rispetto per il lavoro degli euro-funzionari, qua non stiamo discutendo di piselli o di vongole. Ma di vite umane.

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