Egregio direttore,
bene ha fatto il governo ad impedire l'invio dall'Italia all'Austrialia di 250 mila dosi di vaccino. Ma come, dico io: a noi mancano le dosi per metter al sicuro i nostri anziani, i nostri insegnanti, i nostri ragazzi e poi mandiamo dall'altra parte del mondo i vaccini che produciamo in Italia? Mi sembra di capire che qualcuno non ce la racconta giusta. E che dietro gli accordi per la fornitura di vaccini all'Europa ci siano molte ombre e cose da chiarire. O mi sbaglio?
Luigi Pillon Padova
Caro lettore, il caso AstraZeneca e gli oltre 250mila vaccini prodotti in Italia che dovevano finire dall'Europa all'Australia, ci dimostrano una cosa: non è affatto vero, come hanno dichiarato in molti, che il mercato dei vaccini sia rigidamente controllato, che non esistono mercati paralleli, che i vaccini prodotti in Europa vengono consegnati esclusivamente ai governi Ue.
Fonti di Bruxelles stimano che almeno un terzo della produzione vaccinale europea possa essere finita fuori dalla Ue. Dove? Non è dato saperlo. Ma a quanto pare quella australiana è solo una piccola partita. E non può essere un caso che, in coincidenza dei tagli di forniture, siano comparsi broker e intermediari che hanno proposto anche alle regioni italiane rilevanti quantità di vaccini. I soliti noti avevano subito gridato allo scandalo. Parlando di prodotti di incerta provenienza. E proclamando che non esistevano mercati diversi da quelli ufficiali e che le case farmaceutiche non davano ad altri i vaccini prodotti per l'Europa. Ora sappiamo con certezza che non è così. Intanto però, tra bugie e zone d'ombra, noi dobbiamo fare i conti con una quantità di vaccini assai inferiore a quella che sarebbe necessaria per immunizzare in pochi mesi tutta la popolazione. L'Europa e l'Italia non possono più tollerarlo.