La difficile transizione del Partito democratico: non basta la discontinuità per tracciare un futuro

Mercoledì 18 Luglio 2018
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Caro Direttore,
ancora ieri sera, durante un programma televisivo di informazione, il segretario del Partito Democratico, Maurizio Martina, da un lato criticava in modo condivisibile l'operato del governo, ma non aveva senso di autocritica verso il proprio partito, rivendicando Buona Scuola, Job's Act e 80 euro. Benché Martina parli di rilancio della Sinistra e del Partito Democratico, non si capisce quale sia il motivo per cui gli elettori dovrebbero ricominciare a votare Pd. Se non c'è discontinuità con la gestione politica precedente, saremo ancora costretti ad ingrossare le fila del Movimento 5 Stelle perché, stando alle parole di Martina, nel Pd non sembra esserci spazio per una ventata di idee nuove, di persone con una diversa visione politica. Sto seriamente pensando di iscrivermi al Partito Democratico. Probabilmente, per cambiare rotta ed evitare che il partito sprofondi e sparisca, dovremmo farlo in tanti.

Paride Antoniazzi
Conegliano (Treviso)


Caro lettore, 
lungi da me dissuaderla dall'iscriversi al Pd. Non posso però non ricordarle che anche un autorevole ministro del governo Gentiloni, Carlo Calenda, decise, qualche tempo fa, dopo le elezioni del 4 marzo, di prendere la tessera dei Democratici con motivazioni abbastanza simili alle sue. Il suo gesto generò all'inizio aspettative e speranze di rinnovamento, ma a conti fatti non mi pare che dentro il Pd sia cambiato granché né che Calenda abbia trovato un particolare ruolo e spazio. Evidentemente le iniziative individuale non bastano a far uscire i democratici dalla crisi in cui sono immersi. Il problema è più profondo e investe l'identità stessa, il dna di un partito che ha un glorioso passato, ma fatica ad avere un presente e sembra incapace di tracciare un futuro. Ben difficilmente sarà il volenteroso Martina ad invertire la rotta. L'attuale segretario ha il poco gratificante compito di gestire una transizione che non si capisce però quanto lunga sarà e come possa concludersi. E il tempo, in questi casi, non è un elemento neutrale. Dal 4 marzo in Pd è come afflosciato su se stesso, tutto compreso nelle sue dinamiche intestine e nei suoi conflitti interni. Ma nel frattempo intorno tutto è in movimento e sta cambiando. La discontinuità con il passato è necessaria. Ma lo è soprattutto il coraggio di mettersi davvero in discussione e di guardare il mondo con occhi diversi.
 
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