Il caso Crisanti e una sensazione: a qualcuno forse dà fastidio che il Veneto abbia gestito l'emergenza Coronavirus meglio di altri?

Martedì 2 Giugno 2020
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Caro Direttore,
non si capisce il perché di tanto sparlare del professor Andrea Crisanti, il virologo che ha salvato il Veneto da mali peggiori. La responsabile del Dipartimento sezione prevenzione e sanità pubblica della Regione veneto dottoressa Francesca Russo, si legge dalla stampa, invita formalmente il professor Crisanti a starsene al suo posto. Il direttore generale dell'ULS 6 Luciano Flor asserisce che il professor Crisanti abbia ordinato materiale per tamponi motu proprio ad una struttura di Londra. Il responsabile del dipartimento di virologia dell'Università di Padova Crisanti afferma, invece, di aver interessato gli uffici della Regione per avere da subito i materiali sanitari ma, che pur subito prenotati (dalla Regione), sarebbero arrivati non si sa quando. Stante la gravità del momento, il noto virologo si è rivolto direttamente a Londra, dove in precedenza lavorava, con l'arrivo immediato del materiale nell'interesse, di fatto eludendo, a fin di bene, la burocrazia della Regione Veneto. Non si capisce, infine, perché il Governatore Luca Zaia, nell'intervista con Lucia Annunziata, abbia parlato solo di Crisanti e Russo e non di altro! Senza chiarire o meno che lo stimatissimo Professor Crisanti avesse agito nell'interesse esclusivo dei pazienti e della Regione Veneto, evitando la odiata burocrazia!
Michele Russi
Padova
Caro lettore,
a me pare che sul cosidetto caso Crisanti le parole definitive le abbia già pronunciate il rettore dell'Universita di Padova, Rizzuto: «Abbiamo giocato in squadra e stiamo vincendo una battaglia durissima. La nostra Università ha un rapporto splendido di collaborazione con la Regione, quindi le polemiche non hanno alcun senso». Punto. Non ci sarebbe altro da aggiungere. Ma c'è un settore del nostro mondo politico che sembra non rassegnarsi al fatto che il Veneto abbia combattuto con particolare efficacia la guerra al Covid fino ad essere indicato come un modello. Non si rassegna al vasto e quasi bulgaro consenso di cui gode, a torto o a ragione, Luca Zaia. Non si dà pace del fatto che la narrazione di una Sanità veneta svilita e svenduta ai privati, alla prova dei fatti sia stata smentita e che questa stessa Sanità abbia dimostrato invece eccellenti capacità di reazione durante l'emergenza virus. Per tanti di costoro l'ottimo professor Crisanti è diventato una specie di Messia. La prova provata che se il sistema ha funzionato il merito non è della Regione. Un esponente del centro sinistra è giunto persino a candidare l'inconsapevole professore come anti-Zaia alle prossime regionali. Nella realtà Crisanti è un valentissimo scienziato a cui si devono alcune efficaci e importanti intuizioni, come lo studio sugli abitanti di Vo' e l'individuazione della macchina in grado di processare migliaia di tamponi al giorno. A farlo entrare nella squadra veneta è stato però Luca Zaia, non lo Spirito Santo. Inoltre alcune delle scelte politiche che sono poi risultate decisive per fermare il virus in Veneto, la chiusura di Vo' e quella dell'ospedale di Schiavonia, sono state precedenti all'ingresso sulla scena di Crisanti. Si poteva fare meglio? Certamente sì, come sempre. Ma si poteva fare anche molto meno bene come dimostra, numeri alla mano, l'esperienza di altre regioni: Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Liguria... A me pare che tutti, indipendentemente dalle simpatie politiche, dovrebbero essere contenti e rassicurati dal fatto che a Nordest il Covid ha avuto un impatto meno devastante che altrove. Che in Veneto la sinergia tra Università e sanità pubblica ha funzionato efficacemente mettendo a fattor comune eccellenze e competenze importanti. Che in questa regione hanno potuto lavorare con ottimi risultati e potendo contare su strutture di prim'ordine, scienziati di valore come Crisanti, Plebani, Palù, Russo, Rigoli e altri ancora a cui chiedo scusa per non averli citati. Di fronte a tutto ciò, certe polemiche politiche mi paiono davvero poca cosa. E, in qualche caso, sono anche indice di un settarismo talmente granitico da non consentire, a chi le diffonde, di guardare in faccia la realtà con un minimo di onestà intellettuale.
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