Bonus e redditi sono la riedizione aggiornata di antiche pratiche di raccolta del consenso. A spese dei cittadini

Mercoledì 22 Febbraio 2023


Egregio Direttore,
a volte nella gestione della finanza pubblica, mi sembra di assistere ad un film con il personaggio Cetto Laqualunque inventato dall'attore Antonio Albanese. In certi passaggi governativi, è stato deciso di avviare decine di bonus, alcuni dei quali molto pesanti per le nostre disastrate finanze, per non parlare del reddito di cittadinanza, che nella sostanza avrebbe una sua giustificazione sociale, ma che tuttavia tutte queste iniziative, sono state organizzate con molta leggerezza e spesso con irresponsabilità. Io non ho la competenza di un economista ma ho sempre vissuto in una famiglia che mi ha insegnato a fare i passi a seconda delle proprie possibilità. Mi sorge quindi spontanea una riflessione, dove reperire i fondi senza creare spese a carico dei contribuenti e debiti da scaricare sui nostri figli e nipoti, in un paese che ne ha uno già pesantissimo e fuori controllo, tutto ciò per un mero interesse elettorale. Mi domando e lo domando anche a Lei caro Direttore: che razza di politica è questa roba qua!

Ugo Doci

Caro lettore,
come forse ricorderà negli 50 Achille Lauro, famoso imprenditore navale prestato alla politica e diventato poi parlamentare e sindaco di Napoli, faceva campagna elettorale regalando ai comizi non solo pacchi di pasta ma anche banconote tagliate a metà e scarpe spaiate: l'altra metà e la scarpa mancante venivano consegnate a campagna ultimata e ad elezione avvenuta.

Quella a cui abbiamo assistito in questi anni non è altro che una versione corretta e aggiornata di quella stagione. Un laurismo a 5 stelle, potremmo definirlo, dove le stelle, come ben sappiamo, non sono esattamente un sinonimo di qualità come accade per hotel e ristoranti. Ma tra Lauro e i suoi emuli odierno c'è una significativa differenza: O' Comandante, come era stato soprannominato l'imprenditore-politico napoletano, il consenso lo comprava usando i soldi suoi: se lo poteva permettere essendo uno degli uomini più ricchi d'Italia. I Cinquestelle utilizzano invece il denaro pubblico, cioè il nostro. Invece di distribuire spaghetti elargiscono redditi di cittadinanza, invece di regalare scarpe promettono e dispensano bonus. E non ne fanno neppure mistero: il loro leader durante i comizi dell'ultima campagna elettorale ha dispensato a piene mani la parola "gratuitamente", riferita alla possibilità di ristrutturare casa, di acquistare beni di vario genere e spacciando per lotta alla povertà la distribuzione di centinaia di migliaia di cittadinanza finiti spesso nelle tasche di chi non ne aveva alcun bisogno. Purtroppo i nodi prima o dopo vengono al pettine. Ma a pagarli non sono i quasi mai coloro che i danni e i buchi nei bilanci pubblici li hanno provocati, ma i contribuenti che pagano le tasse.

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