Eutanasia e fine-vita: una lettera aperta al Papa che aiuta a riflettere. Anche chi la pensa diversamente

Martedì 24 Settembre 2019
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Caro direttore,
le chiedo di pubblicare questa lettera aperta al Papa. Caro Papa Francesco, eutanasia, suicido assistito, non sono soluzioni di comodo o sbrigative, te lo assicuro. Quando da cosciente trascorri una buona parte della tua vita attaccato a delle macchine. Quando vedi la tua famiglia dissanguarsi economicamente per farti stare meno peggio. Quando ogni cosa che ti serve ti viene data/elemosinata dai servizi, facendoti capire che sei un peso. Quando comunque anche con tutto ciò che ti danno, non ti basta, perché vorresti la libertà di respirare, camminare, vivere Quando i giorni passano, violentato ogni giorni da assistenti, infermieri, famigliari che ti toccano in ogni tua parte, mentre vorresti. Essere lasciato in pace, ma non trovi pace. Quando passano gli anni senza nulla mutare, e chi ti segue invecchia e fa sempre più fatica. Quando vedi la disperazione negli occhi dei tuoi cari, che temono di andarsene loro prima di te. Caro Papa Francesco, allora comprendi che c'è una unica via d'uscita, andartene. Nulla di sbrigativo e di comodo, ma solo il momento di scegliere, l'unica scelta.

Gianfranco Bastianello
UILDM Venezia Componente tavolo Regionale SLA


Caro lettore,
la sua è una lettera aperta al Pontefice, ma è una testimonianza che parla a tutti noi.
Come ha ricordato ieri sul nostro giornale il giurista Cesare Mirabelli, citando un pronunciamento della Corte Costituzionale, il dovere dello «Stato è quello di tutelare la vita di ogni individuo, non quello, diametralmente opposto, di riconoscere all'individuo la possibilità di ottenere dallo Stato o da terzi l'aiuto a morire». E' questo un principio inderogabile da cui non potrà prescindere il Parlamento che sarà chiamato a trovare una soluzione legislativa ai temi del fine-vita e dell'eutanasia. Ma quando si affrontano temi così sensibili ed eticamente coinvolgenti come tutto ciò che riguarda la vita e la morte, il loro senso e il loro valore, bisogna anche avere la capacità di ascoltare tutti. Di provare a capire e comprendere. La sua lettera, scritta da una persone che come lei è da sempre in prima fila per il diritto dei disabili a vivere e non solo a sopravvivere, aiuta tutti noi a farlo.
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