La strage dei braccianti non può essere giustificata con i prezzi troppo bassi garantiti ai produttori agricoli

Giovedì 9 Agosto 2018
Egregio direttore,
strage di braccianti agricoli nel Foggiano. Furgoni bulgari, sgangherati e senza nessuna misura di sicurezza, viaggiano tranquilli senza sottostare ai mille controlli a cui vengono sottoposte le vetture dei comuni cittadini. Mediatori senza scrupoli che lucrano sui miseri incassi di questi nuovi schiavi. Un sistema vergognoso, collaudato da molti anni, che scandalizza solo a disgrazia avvenuta. Fra qualche giorno, dopo i proclami e le prese di posizione di rito, tutto tornerà come prima. I pomodori raccolti sul campo continueranno a venir pagati ai produttori pochi centesimi, mentre il prezzo per i consumatori si gonfierà a dismisura per la soddisfazione della filiera, da sempre, troppo lunga. Nessuno, dunque, si meravigli se il lavoro dei migranti verrà pagato pochi euro finché non ci sarà una giusta ed equa remunerazione anche per il produttore, figura sovente bistrattata ed accusata di sfruttamento. Un'agricoltura cenerentola non potrà che portare a questi tristi risultati.

Vittorio De Marchi 
Albignasego (Pd)

Caro lettore, 
non si può giustificare lo sfruttamento e la vergogna del caporalato con i prezzi troppo bassi garantiti ai produttori agricoli. È vero che la filiera dell'agroalimentare è spesso troppo lunga ed economicamente penalizzante, ma il rispetto delle regole e delle leggi è un principio basilare. In ogni settore economico. Se si deroga poi vale la legge della giungla in cui ciascuno decide in base ai propri esclusivi interessi. Il caporalato, soprattutto in alcune regioni d'Italia, è sempre esistito indipendentemente dalle condizioni di mercato: oggi sfrutta gli immigrati, ieri sfruttava la povera gente dell'Italia meridionale. Non può essere giustificato come autodifesa dei produttori penalizzati da un sistema inefficiente e farraginoso. E va combattuto con durezza non solo perché è un sistema mostruoso che nega i diritti elementari di chi lavora, ma anche perché altera la concorrenza tra chi rispetta le regole ( e sono molti) e chi le calpesta.
 
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