Alla classe politica vanno chieste poche e chiare cose, i libri dei sogni non servono a nulla

Mercoledì 17 Giugno 2020
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Caro direttore,
leggo l’analisi fatta da Ricolfi nell’edizione del giornale del 15 giugno 2020. Dopo una lunga panoramica riguardante il momento economico in cui versa il paese conclude sentenziando «più che Stati generali ci vogliono due o tre cose da fare». Io non vedo negativo il fatto di voler convocare i vari esponenti economici-finanziari-sociali nazionali e internazionali per valutare al meglio cosa bisogna fare per il rilancio del paese tenendo presente che i miliardi promessi provengono dall’Europa non certo dalla casse dello Stato Italiano. Ma perché Ricolfi non ci dice lui le due/tre cose da fare in concreto e soprattutto come le farebbe? Io sento sempre reclamare anche dall’opposizione interventi di tipo assistenziale il che è contrario a quello che si dovrebbe mettere in campo in tema produttivo, che per me sintetizzo è: sbloccare le opere pubbliche e privati cioè i cantieri; riduzione in termini percentuali delle aliquote fiscali e previdenziali in favore delle imprese; eliminazione dei vari redditi di assistenza con impiego nel mondo del lavoro di coloro che li percepiscono; sburocratizzazione della pubblica amministrazione con definizione certa dei compiti di Regioni , province e comuni rispetto allo Stato; snellimento delle procedure giudiziarie con riforma dei codici ed eliminazione di un grado di giudizio.

Romano G.

Caro lettore,
Ricolfi poneva un problema di metodo, prima ancora che di contenuti. Perché tutti, a destra come a sinistra, sono bravi ad indicare obiettivi suggestivi e capaci di catturare il consenso. Com’era prevedibile è successo anche agli Stati generali: c’è forse qualcuno che non vorrebbe un paese più moderno, tecnologicamente più avanzato, attento all’ambiente e inclusivo come quello che ha delineato il premier Conte? Il problema è come farlo. Anche lei stila il suo elenco di riforme e di desideri. Tutte, almeno per quanto mi riguarda, condivisibili. Ma non basta dire: bisogna sburocratizzare. Bisogna indicare come. Cioè dove intervenire, quante persone, per esempio, se necessario, mandare a casa e quante altre invece assumere. Non basta dire: si devono ridurre le aliquote fiscali e previdenziali. Si deve anche dire di quanto e come e dove si reperiranno le risorse che verranno a mancare dal taglio di quelle tasse. E bisogna farlo in modo preciso e chiaro perché, come avvertiva anche Ricolfi, il diavolo si annida spesso nei dettagli. Per questo Ricolfi, un po’ provocatoriamente, ha invitato la classe politica a stilare non libri dei sogni (per realizzare i quali mancano il tempo e le risorse) ma poche e chiare cose da fare. Il rilancio del Paese lo vogliamo tutti. Ma vorremmo capire come può avvenire. Concretamente. Con quali scelte, quali investimenti, quali priorità. È chiedere troppo?
Ultimo aggiornamento: 14:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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