Gli insulti dei burocrati europei? Ignoriamoli E impegniamoci a cambiare le regole del gioco Ue

Martedì 5 Giugno 2018
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Egregio direttore,
esponenti europei di rilevo non hanno avuto remore nel definire gli Italiani scrocconi. Pur censurate sul nascere, certe affermazioni servono a darci consapevolezza del giudizio-pregiudizio verso l'Italia, che si respira a Bruxelles. Inutile ribattere che versiamo alla UE più miliardi di quanti ne riceviamo. Resta il fatto che, pur essendo fra gli Stati fondatori, noi si sia subalterni a politiche economiche opprimenti, tali da rendere insolvibile il nostro debito. Siamo il due di briscola in Europa, che non ha voce in capitolo coi re, interessati a farci tacere, quando si tratta di denunciare evidenti manchevolezze. È come avere a che fare con l'agire irrispettoso di un amministratore di condominio, che si prende il lusso di ignorare le raccomandate di chi reclama per le sue malefatte individuali e professionali. Con la legge, che lo permette, egli sa soltanto rispondere alle critiche con sanzioni amministrative, atte a decuplicare importi destinati in realtà alle sue sole tasche. Anziché, dunque, dover continuare a subire, il nuovo corso italiano dovrebbe costringere ad un più serrato reale confronto democratico chiunque d'ora in avanti si permetterà, come popolo, di biasimarci e beffardamente giudicarci.
Aldo Martorano
Venezia



Caro lettore,
alcune battute, decisamente volgari e forse anche conseguenza di qualche eccessiva debolezza caratteriale, sono indicative dei pregiudizi e dei retropensieri che alcuni nostri partner europei nutrono nei nostri confronti. Ma non credo sia il caso di scandalizzarsi più del necessario. Un presidente di Commissione Europea che non si fa scrupolo di definire scroccone uno dei popoli che maggiormente ha contribuito all'edificazione della Unione e che rappresenta la seconda economia manifatturiera del continente, si commenta da solo. Naturalmente è sempre doveroso replicare agli insulti, ma la partita europea più che sulle parole si deve giocare sui fatti. Battere i pugni sul tavolo e alzarsi poi con le pive nel sacco o accontentandosi di benevoli promesse, non ci porterà molto lontano. Al nuovo governo si deve chiedere non di imitare qualche sventato commissario né di trasformarsi in tribuni della plebe europea. Ma di agire concretamente per modificare le regole che sinora hanno dominato il gioco europeo. Lasciamo pure ai modesti funzionari e politici nordeuropei la soddisfazione di gettarci addosso, di tanto in tanto, qualche schizzo di fango. Ma portiamo a casa risultati concreti e utili alla nostra economia.
Ultimo aggiornamento: 14:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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