L'appoggio militare all'Ucraina: contano più i sondaggi o il voto dei cittadini? E non dimentichiamo Churchill

Giovedì 16 Febbraio 2023

Caro Direttore
come me anche lei avrà sentito gli ultimi sondaggi sulla guerra. Già quando glielo scrissi io qualche tempo fa, e lei tentò di confutarlo, la situazione vedeva prevalenti i contrari all'invio delle armi, i contrari a sostenere Zelensky nelle sue assurde pretese. Col passare del tempo sono sempre di più gli italiani che sono contro la posizione dell'Europa e del Governo Italiano. E la maggioranza degli Italiani ritiene che sia utile e doveroso trattare con Putin e ammorbidire Zelensky. Lo so, lei dirà che non è vero, e io continuerò a dire che invece lo è, ma in realtà non conta nulla ciò che pensiamo io e lei, ma quello che pensa il paese, e il vero problema è che il paese reale non viene considerato. Chiedo a lei Direttore, perché il parere della maggioranza dei cittadini non viene considerato? Possiamo parlare di democrazia?

Luigi Gentilini
Fontanafredda


Caro lettore,
sul tema della guerra e della risposta all'aggressione russa all'Ucraina i sondaggi non sono del tutto univoci, ma è fuor di dubbio che ci sia una parte significativa di italiani che è perlomeno scettica se non contraria al convinto sostegno politico e militare che il nostro Paese ha deciso di dare all'Ucraina e al suo presidente Zelensky.

Tuttavia le faccio notare che alle recenti elezioni politiche ed anche alle ultime votazioni regionali, le forze politiche più determinate nel sostegno alla causa ucraina (penso soprattutto a Fdi ma anche a partiti d'opposizione) sono largamente maggioritarie. E le ricordo che la premier Giorgia Meloni, leader della coalizione di centrodestra alla guida del Paese in forza del risultato elettorale dell'autunno, è fra i capi di governo più convinti nel sostegno a Zelensky. Le chiedo: in una democrazia deve valere più il voto dei cittadini o il risultato dei sondaggi? E perché, se come lei afferma, i cittadini italiani sono così largamente e fermamente contrari all'appoggio militare all'Ucraina, poi votano convinti partiti che seguono una politica del tutto diversa? Ma c'è anche un altro aspetto su cui è opportuno riflettere. Su questioni così decisive come una guerra, che chiamano in causa i nostri valori, il nostro futuro e il destino non di un singolo Paese ma dell'intera Europa, i leader devono avere una capacità di visione e il coraggio di scegliere ciò che ritengono la scelta migliore per il proprio Paese, senza farsi troppo condizionare dai sondaggi o dagli umori dell'opinione pubblica, che sappiamo essere assai variabili. Se ai tempi della seconda guerra mondiale ci fossero stati i sondaggi e Winston Churchill se ne fosse preoccupato, quasi certamente la guerra sarebbe durata più a lungo e forse il suo esito sarebbe stato sciaguratamente diverso. Churchill, per nostra e per sua fortuna, fece semplicemente ciò che riteneva giusto e contribuì in modo determinante alla vittoria della guerra da parte degli Alleati. Poi, pochi mesi dopo, perse le elezioni soprattutto perché aveva sottovalutato la forte domanda di cambiamento che la guerra aveva diffuso in larghe fasce della popolazione britannica. Ma 5 anni dopo tornò alla guida del suo Paese. E il suo valore di grande statista, nonché il contributo fondamentale che diede alla sconfitta del nazi-fascismo, resteranno nella storia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci