Caro direttore,
Oscar De Gasperi
Caro lettore,
non sono un profondo conoscitore della storia e degli usi politici del Venezuela. Ma, con buona pace di Piero Angela, ho l'impressione che il riferimento al sistema di selezione della classe dirigente in vigore nel paese sudamericano non sia dei più efficaci, visto che ha comunque consentito nel 1998 l'elezione di Hugo Chavez. Non solo. Applicando quelle regole o quelle che lei indica doti necessarie per un uomo di governo, probabilmente il filologo Alcide De Gasperi non sarebbe mai diventato presidente del Consiglio nè l'attore e sindacalista di Hollywood Donald Reagan sarebbe mai entrato alla Casa Bianca. Non mi fraintenda: ciò non significa che la competenza di chi governa non sia importante. Anzi: è determinante. Ma il curriculum non basta. In Italia l'ascesa dell'uomo qualunque, dell'uno vale uno, teorizzata e praticata dal M5s (ma non solo) ha prodotto un paradosso. Non ha affatto garantito più democrazia e ha invece assicurato maggiore potere ai tecnocrati e ai non eletti. Alcuni si sono rivelati eccellenti uomini di governo, molti altri hanno dimostrato tutta la loro inadeguatezza al ruolo. Perché per governare servono certamente onestà e competenza. Ma questi sono solo, o meglio dovrebbero essere, i prerequisiti. Poi c'è la politica. Che significa idee, identità, capacità di visione e di mediazione, intuito, equilibro e raccolta del consenso. E la scelta di chi ha o non ha queste qualità è nostra. Di noi cittadini. Non può dipendere da un questionario. Magari in salsa venezuelana.
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