I gay nelle fiction non sono un problema: il problema è la dittatura del sessualmente corretto

Venerdì 1 Marzo 2019
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Egregio Direttore, 
in ogni fiction prodotta dopo il 2015 circa (polizieschi, serial romantici, sceneggiati italiani a puntate, italiani e non, con le suore, o le dottoresse come protagoniste, etc.), è ormai rituale la presenza di uomini che si amano, o donne ugualmente gay, sempre oggetto di simpatia, riguardo, coccole ed attenzioni ampiamente supplementari da parte di tutti.

Non voglio che i miei nipotini crescano in un condizionamento di genere, in un mondo in cui ovunque (in Arte, Moda, Cinema, Cultura, Informazione) gay è meglio. Mi sentirei molto stupido, a discriminare tra etero e gay. Ma mi oppongo molto fermamente alle nuove imposizioni culturali. Quale è il Suo pensiero in merito?


Ferdinando Parigi
Pordenone

Caro lettore, 
se fosse necessario a suo nipote può tranquillamente spiegare che gay non è meglio. Né peggio. È semplicemente gay. Una realtà. Che ha pieno diritto di cittadinanza e merita il massimo rispetto. Ovviamente non meno dell'eterosessualità. Ciò da cui occorre sfuggire è invece la dittatura del sessualmente corretto. Perché non è affatto vero che tutto ciò che proviene dal mondo gay deve essere accettato o condiviso. Si può non ritenere giusto che le coppie gay abbiano figli o non apprezzare i gay pride, senza per questo essere o passare per omofobi. Anzi, proprio l'uso, o meglio l'abuso, di questa parola è indicativa di una cultura che tende a imporre il proprio punto di vista e a demonizzare chi la pensa in modo diverso. Chiamare qualcuno omofobo significa infatti considerare le sue argomentazioni prodotte dall'odio e dalla paura (fobia appunto), frutto cioè di pulsioni irrazionali e incivili, cosa che dispensa dal rispondere o dal confrontarsi con esse. Ma spesso non è così. E comunque anche in campo sessuale ciascuno ha diritto, nel rispetto della legge, ad affermare le proprie convinzioni. Senza essere etichettato né demonizzato. Gay o eterosessuale che sia.
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