Caro direttore,
tra i politici si discute su chi vorrebbe il nucleare di terza generazione, sicuro, e chi no, e propone altre fonti di energia come l'eolica. Tutto si risolverebbe se in barba alle imposizione americane si tornasse ad usare il gas russo a basso costo. Le tubazioni esistono, funzionano e non inquinano.
Decimo Pilotto
Tombolo (Pd)
Caro lettore,
spesso tutti noi siamo vittime della tentazione di piegare la realtà alle proprie convinzioni.
Purtroppo però talvolta i fatti sono più duri delle opinioni. Questo mi pare uno dei casi. Provo a spiegare perchè. Le discussioni sul nucleare di nuova generazione o sulle fonti alternative non sono determinate da una ridotta disponibilità di gas provocata dallo stop delle forniture russe. La Russia rappresentava per l'Italia il 38% delle importazioni di gas, una quota molto elevata che però è stata quasi interamente compensata dal gas proveniente dall'Algeria che oggi copre il 36-37% del nostro fabbisogno, mentre sono state incrementate le quote provenienti da altri paesi, in particolare l'Azerbaijan. In sostanza, oggi la nostra dipendenza dall'estero è sempre molto elevata, ma i problemi di approvvigionamento che si erano creati con la crisi ucraina sono stati superati: possiamo vivere tranquillamente e riscaldarci anche senza il metano di Putin e senza cedere alle ambizioni imperialiste del Cremlino. Il dibattito sulle fonti alternative nasce da altro. La crisi russa lo ha solo accelerato. Ci ha resi ancora più consapevoli dell'esigenza geo-politica che un paese come l'Italia, povero di materie prime, acquisisca una maggiore autonomia energetica, che ci metta al riparo dai ricatti dei paesi fornitori (il caso russo è emblematico) e dai mutamenti politici che si possono verificare in alcune aree del mondo. Purtroppo però la diversificazione geografica non basta: seppur in maniera diversa, tutti i principali paesi produttori di gas sono regimi autoritari, politicamente instabili ed inclini ad usare l'energia come "arma" negoziale interna ed esterna. Occorre dunque diversificare anche e soprattutto le fonti energetiche. E in particolare ridurre progressivamente la dipendenza dai prodotti di origine fossile (petrolio, carbone e gas) che sono i più inquinanti. Lo dobbiamo fare senza isterismi, senza pregiudizi e senza cedere alle derive ideologiche "ultra-green" che anche in Europa rischiano di prevalere. Ma non c'è dubbio che non possiamo pensare a un nostro futuro ancora dipendente da petrolio e gas. Men che meno da quello di Putin. Che, anche da questo punto di vista, credo abbia compiuto un grosso errore strategico. Perchè esattamente come la crisi energetica del 1973 innescata dai paesi produttori di petrolio ha finito con il tempo a ridurre notevolmente il potere dell'Opec ( il peso del greggio nell'economia mondiale è passata dal 51% a meno del 30%), così la crisi ucraina ha accelerato la fuga dalla dipendenza dal gas.
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