Gas e immigrazione, l'Europa non è in stato confusionale, paga la sua debolezza e quella dei suoi (aspiranti) leader

Mercoledì 16 Novembre 2022
1

Caro direttore,
l'Europa è in uno stato confusionale, emergono sempre più, infatti, gli interessi dei singoli Paesi, soprattutto di quelli più importanti. Per il gas ci sono Paesi che si oppongono a definire il cosiddetto price cap perché ci guadagnano dalla bolla dei prezzi a scapito delle economie e delle difficoltà delle famiglie di tutti gli altri Paesi.
Sull'immigrazione le cose vanno perfino peggio: assistiamo a comportamenti imbarazzanti di Francia e Germania. La prima si rifiuta di prendersi quelli imbarcati su una nave battente bandiera francese e poi messa alle strette dal comportamento più intransigente dell'Italia, deve farlo minacciando però fuoco e fiamme contro il nostro Paese. La Germania riesce perfino a superare la Francia con un comportamento paradossale sul tema immigrazione. L'Ue finanzia la Turchia con 5 miliardi all'anno affinchè trattenga i migranti in quel Paese evitando così che attraverso la rotta balcanica arrivino in Germania, che nel mentre sovvenziona le Ong che portano i migranti in Italia.

Pietro Balugani


Caro lettore,

l'Europa non è in stato confusionale, continua ad essere una straordinaria incompiuta. Con la pandemia, la decisione presa a Bruxelles di adottare una strategia condivisa e di introdurre per la prima volta a livello europeo uno strumento comune di gestione del debito, superando così il patto di stabilità e stanziando risorse straordinarie, aveva fatto credere che finalmente l'Unione fosse diventata davvero tale, non solo sulla carta, superando confini ed egoismi nazionali. La crisi determinata dalla violenta impennata del prezzo del gas, con Olanda e Germania riottose ad accettare misure che danneggiassero le loro rendite di posizione, e il riproporsi dell'emergenza migranti, con il conseguente scontro diplomatico tra Francia e Italia, hanno invece riportato indietro le lancette dell'orologio. Cosa è accaduto? L'Europa paga la sua debolezza e la debolezza dei suoi leader. Se durante la lunga stagione del cancellierato di Angela Merkel, l'Europa era a trazione tedesca e le sue politiche soprattutto in materia economica erano largamente influenzate dagli interessi di Berlino a discapito degli altri Paesi, oggi non è neppure più così. I due paesi più influenti, Francia e Germania, esprimono oggi leadership deboli, costrette a fare i conti al loro interno con problemi di consenso e fortemente condizionati nelle loro scelte politiche. Il conto di questa debolezza la paga anche l'Europa.

      
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci