Le fonti sulle foibe non servono a nulla se dopo decenni vengono ancora piegate alle proprie certezze ideologiche

Martedì 1 Settembre 2020
Signor Direttore,
il giornale da lei diretto fa della disinformazione sulla scoperta in Slovenia, il località Kocevski rog di 250 resti di civili uccisi, probabilmente, dall'Ozna comandata in quegli anni in Slovenia da Matija Macek. Nel giorno 28 agosto all'interno dell'articolo si lascia la parola non agli storici, ma alla Meloni, a Salvini per i loro puntuali interventi demagogici, ignoranti della storia di quelle terre, dati alla stampa per rinfocolare vecchi stereotipi tanto cari alla destra fascistoide, insinuando senza pudore senza un minimo dubbio che le vittime sono italiane. Infatti, il giorno dopo, nella pagina dei lettori il sig. Franco Piacentini ingenuamente, cade nel trappolone e afferma senza dubbio che di italiani si tratta. Purtroppo siamo abituati, in questi tempi, non solo a politici cialtroni e di mezza tacca, ma anche ad un giornalismo altrettanto cialtrone e di basso profilo.

Per cui, a sua volta lei, Direttore, risponde al sig. Piacentini con un pistolotto che va bene per tutte le occasioni, affermando anche delle inesattezze. Non risponde al suo interlocutore documentandosi e informandosi. Perché se l'avesse fatto avrebbe risposto al sig. Piacentini che in quella cavità non ci sono italiani non sono giovani innocenti come lei sostiene, ma domobranci della Dolenska, regione nei pressi di Novo Mesto (zona dove particolarmente erano attivi questi gruppi, appoggiati, tra l'altro, dal clero cattolico locale). Giovani che, finite le ostilità, non son riusciti a fuggire in Austria come avrebbero voluto e quindi, si nascondevano per tentare di procrastinare almeno il loro tragico destino. I domobranci sloveni si sono macchiati di tantissimi crimini e delitti, sono stati armati dai tedeschi, hanno affiancato i nazisti. Un caro professore del mio liceo, ci suggeriva: Ragazzi andate alle fonti. In 29 mesi d'occupazione della Provincia di Lubiana da parte dell'esercito italiano, vennero fucilati 5000 civili, 200 bruciati vivi o massacrati, 900 partigiani fucilati, 7000 persone (bambini, donne e anziani) morti nei campi di concentramento. Anche a quelli Salvini porti un fiore o la Meloni chieda giustizia.


Sandro Corazza
Capriva del Friuli (Gorizia)




Caro lettore,
noto che nel profluvio di parole che è riuscito a produrre ne manca una: comunista. Non mi sorprende, succede spesso che coloro che cercano di negare o minimizzare le foibe scordino di ricordare l'identità politica e le alleanze degli autori di quelle atrocità. Non lo sottolineo per spirito polemico. Ma perché questo è uno dei nodi del problema. Perché le foibe non sono un incidente della storia. Sono le figlie di un'ideologia e di un disegno di conquista che non si faceva scrupolo di annientare non solo i nemici, ma anche tutti coloro che venivano considerati un possibile ostacolo alla strategia di dominio stalinista.

La sua lettera è, in questo senso, rivelatrice: per spiegare e giustificare l'infoibamento di 250 persone a lei basta dire che questi giovani non erano italiani, erano domobranci e quindi collaboratori dei nazisti. In quanto tali potevano e dovevano dunque essere trucidati e annientati. Non importa se, come ben ha raccontato e documentato ieri sul nostro giornale Maurizio Bait non tutti i domobranci erano filo-nazisti; non importa sapere se quei 250 morti ammazzati si erano macchiati o meno di qualche delitto; non importa se quando vennero uccisi la guerra era finita da moltissimo tempo; non importa nulla: il loro tragico destino era segnato. Faccia lo sforzo intellettuale di rileggere la sua lettera: lei non riesce a esprimere una sola parola di umana pietà per quei ragazzi assassinati, sloveni, croati o italiani che fossero. Non la sfiora nessun dubbio. Il suo professore aveva ragione: Andate alle fonti. Ma le fonti non servono a nulla se, anche dopo decenni, vengono piegate alle proprie, inossidabili certezze ideologiche.
Ultimo aggiornamento: 16:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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