Dalla finale di domenica (e quello che è successo dopo) sappiamo che lo stile british non esiste più

Mercoledì 14 Luglio 2021
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Caro Direttore,
dopo l'ansia, scongiuri ed esorcismi che hanno preceduto la finale di Euro 2020 finalmente ci siamo trasferiti col cuore a Londra: tifosi, fanatici ed anche appassionati delle grandi occasioni. Come nei precedenti gradini della competizione, la partita è sconfinata nei tempi supplementari e nei rigori. Parate ed errori hanno accresciuto la trepidazione di chi assisteva e poi finalmente la vittoria. Nessuno riusciva a frenare il proprio entusiasmo e via ad abbracci urla applausi. Quindi le premiazioni. La coppa, il premio per il quale si è combattuto e sofferto è stata postata su un piedistallo. Ai componenti della squadra perdente è stata messa al collo la medaglia e quasi tutti hanno provveduto a togliersela dopo qualche passo: a mio avviso pensavano non essersela meritata. E' toccato poi alla squadra italiana e tutti hanno baciato con sentimento la meritata medaglia. Via quindi ad altri abbracci anche con la squadra avversaria e fra i capitani. Ad un certo punto capitan Chiellini nota la coppa abbandonata, la va a prelevare e la fa circolare fra i compagni. Stupisce che gl'inglesi, eredi del regno d'Inghilterra nelle sue varie forme da un migliaio d'anni, ligi e rispettosi fino ad esserne succubi di regole etichetta e cerimoniali, non abbiano incaricato un rappresentante di censo la consegna della coppa, simbolo della competizione. Ci eravamo scandalizzati del leader turco che non aveva riservato una sedia alla rappresentante della Ue. Questo fatto mi sembra altrettanto offensivo.

Oscar Marcer


Caro lettore,
la vittoria degli Azzurri di Mancini ci ha restituito alcune importanti e positive consapevolezze.

E ci ha consegnato la conferma che ci sono alcuni luoghi comuni da sfatare. Uno di questi è il significato del termine british. Finora questa parola era usato come sinonimo di elegante compostezza, di rispetto degli altri ( a maggior ragione se avversari), di capacità di reagire con senso della misura anche agli eventi sgraditi. Tutte qualità che apparterrebbero al patrimonio genetico del popolo britannico. Ora abbiamo la certezza che non è così. O, almeno, che non è più così. Anche ai più alti livelli della scala sociale del Regno Unito. Perché l'irritata fuga del principe che se ne va dallo stadio senza complimentarsi per la vittoria con il nostro Presidente della Repubblica, è una caduta di stile che avrebbe fatto urlare di sdegno i tabloid inglesi se fossimo incorsi noi in un tale passo falso. Perché le medaglie che i giocatori inglesi si sono sdegnosamente strappate dal collo non appena scesi dal palco sono un gesto di arroganza e di spocchia frustrata inarrivabili. Perché gli insulti ai giocatori di colore britannici colpevoli di aver sbagliato i rigori decisivi, sono uno dei peggiori esempi di razzismo applicato al calcio che si ricordi. Perché i fischi all'inno nazionale degli avversari e le bandiere bruciate sono la declinazione più becera del tifo da stadio che si possa immaginare. Qualcuno potrà dire: ma noi italiani se avessimo perso ci saremmo comportati meglio? Credo di sì: abbiamo una certa attitudine ad adeguarci a tutto, anche alle sconfitte. E comunque non abbiamo mai avuto l'ambizione di essere i migliori. Ci piace solo poterlo essere sul campo, ogni tanto. 

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