Ancora sul fascismo: le opinioni dell'Anpi sono rispettabili, ma non sono la tavola delle leggi della nostra democrazia

Sabato 7 Aprile 2018
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Egregio direttore,
ho seguito sul Gazzettino del 29 marzo e del 1° aprile le risposte alle lettere di Loris Parpinel, e vorrei aggiungere alcune importanti precisazioni. L'Anpi, con altre associazioni, partiti e sindacati, ha lanciato un appello Mai più fascismi, che chiede con forza di contrastare nazionalismo, autoritarismo, xenofobia, attacco ai diritti che in Italia ed in Europa stanno creando un clima benevolo e normalizzatore ad associazioni e partiti neofascisti e neonazisti. Di fronte a questa denuncia, troppo spesso viene riesumata la logica degli opposti estremismi; oppure viene usata l'argomentazione dell'insignificanza dei movimenti neofascisti di fronte ai problemi sociali urgenti. 

Vanno chiariti due punti fondamentali: il primo è che il ripudio del fascismo è premessa e sostanza della nostra Costituzione e dovrebbe essere patrimonio comune di tutte le forze che nella Costituzione si riconoscono. L'opposizione a pratiche violente ed antidemocratiche è invece un tema politico, ed in questa sede va affrontato e contrastato. 

Il secondo è che sicuramente la crisi che stiamo attraversando ha prodotto disuguaglianza, disoccupazione, emarginazione, povertà. Ma l'uscita da questa situazione può attuarsi in modi diversi: con la chiusura nazionalista e la xenofobia che il prima gli italiani e l'ossessione della sicurezza ripropongono, oppure contrapponendo ai modelli autoritari di società un'altra visione della realtà , che metta al centro il valore della persona, della solidarietà, della democrazia. La scelta antifascista non è dunque marginale né astrattamente ideologica: è la premessa indispensabile di un progetto di società aperta, rispettosa dei diritti che la Costituzione pone a fondamento del patto sociale, primo fra tutti il diritto al lavoro. Per questo l'appello Mai più fascismi chiama le istituzioni all'impegno e all'attuazione della Costituzione, compresa la XII Disposizione.


Umberto Lorenzoni
Presidente provinciale ANPI Treviso


Caro lettore,
anche io vorrei chiarire, a lei e a chi ha la bontà di leggerci, due punti. Il primo: conosco l'appello Mai più fascismi e, almeno in alcuni punti, lo ritengo condivisibile. Ma rappresenta un rispettabile punto di vista. Non può essere nè diventare l'architrave del concetto di democrazia di un Paese, né tantomeno una tavola dei principi in base alla quale qualcuno si può arrogare il diritto di concedere uno spazio pubblico a un'organizzazione piuttosto che a un'altra. Per questo ci sono già le leggi. Forse le sembrerà strano, ma si può essere antifascisti, riconoscersi nella Costituzione ed essere preoccupati e persino ossessionati per la sicurezza del proprio territorio. Si può essere antifascisti e non condividere la politica migratoria italiana ed europea. Si può essere antifascisti e ritenere che lo slogan prima gli italiani non sia così sbagliato. Chi ha lottato per la libertà dovrebbe, come prima cosa, preoccuparsi che la libertà sia garantita a tutti. Innanzitutto a chi la pensa diversamente. Questa è la vera società aperta. 
Secondo punto: gli opposti estremismi non sono una categoria dello spirito, ma una realtà. La storia del 900 è stata segnata da due immani tragedie: il nazifascismo e il comunismo. Il ripudio del primo è sostanza della nostra Costituzione. Il ripudio di entrambi è sostanza di ogni pensiero e pratica democratica. Ieri come oggi.
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