L'uscita di Fabio Fazio dalla Rai. Una questione politica o soprattutto una scelta economica?

Venerdì 19 Maggio 2023

Caro Direttore,
scusi il disturbo, ma devo ancora capire chi ha cacciato Fabio Fazio dalla Rai. Lei lo sa?

Gino De Carli


Caro lettore,
mi dispiace, non lo so. Ma ho una mia ipotesi. In realtà credo che nessuno lo abbia cacciato. Nel senso che Fabio Fazio ha giocato d'anticipo e se n'è andato lui. Ma, per quel che vale, sono convinto che, nonostante l'antipatia che certamente qualche autorevole esponente del centrosinistra nutre e nutriva nei confronti di Fazio, il popolare presentatore ligure, se lo avesse voluto, avrebbe potuto restare nella televisione pubblica e continuare a fare il suo programma nella stessa fascia oraria e senza sottostare a nessuna particolare imposizione. Lo penso per due motivi. Il primo è banalmente economico: benchè l'abile stile di conduzione finto-equidistante di Fazio non piaccia a qualcuno, "Che tempo che fa" era senza dubbio uno dei programma di punta della Rai, sia come ascolti sia come fatturato pubblicitario. In altre parole: è vero che costava molto, ma incassava anche molto. Ed era molto visto: prova ne sia che anche Papa Francesco si è fatto intervistare nel programma di Fazio. Quindi privarsi, senza validi motivi, di un programma e di una star del piccolo schermo con queste non comuni ( e non facilmente ripetibili) caratteristiche, sarebbe stata una decisione complicata da prendere per qualsiasi amministratore delegato della Rai. Il secondo è più politico: la nuova dirigenza di via Mazzini ha subito confermato programmi assai più scomodi come "Report" o ancor più invisi ad esponenti del centro destra come "Mezz'ora" della brava, anche se dichiaratamente schierata, Lucia Annunziata. Perchè non avrebbe dovuto fare lo stesso con Fazio? Conti e contenuti alla mano, anche "Che tempo che fa"o poteva dunque continuare ad occupare un posto di rilievo nel palinsesto della Rai senza troppi problemi. Ma Fazio, con grande astuzia, si è mosso prima. Non ha neppure atteso la nomina del nuovo amministratore delegato della Rai e non ha avviato nessuna trattativa con viale Mazzini per il rinnovo del suo contratto giunto in scadenza. Temendo, o avendo intuito, che dalla tv pubblica potevano magari proporgli un taglio di compensi, ha aperto e rapidamente chiuso una trattativa per lui economicamente molto interessante (parliamo di un contratto di 10 milioni di euro in 4 anni, 2,5 milioni l'anno, il 12% in più di quanto guadagnava in Rai) con Discovery, canale televisivo di proprietà dell'americana Warner Bros. E ha tolto il disturbo dalla Tv pubblica. Così, pur senza fare eccessive polemiche, si è intestato il primato di epurato "numero uno" della nuova Rai e, agli occhi del grande pubblico, non è apparso uno che cambia casacca per una banale questione di soldi dopo un impopolare tira e molla su un contratto milionario. Che dire? Nel suo genere, geniale.
 

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