Egregio direttore,
la Rai per rispetto dei cittadini, capaci ma meno fortunati di Fabio Fazio, soprattutto dopo l'ultima puntata della sua trasmissione, dovrebbe rivedere gli immotivati stipendi a questo tipo di conduttori. Non fanno spettacolo, intervistano su copioni prestabiliti ospiti ben pagati. Non c'è bisogno nemmeno della satira della signora Litizzetto, offende e basta. Ah, il nostro canone che bruttissima fine che fa, mentre a che tempo che fa, è sempre festa.
Rimo Dal Toso
Padova
Caro lettore,
anche oggi parliamo di Fabio Fazio. Lo facciamo perché sono state parecchie le lettere di critica o di protesta che abbiamo ricevuto dopo la puntata di Che tempo che fa che ha avuto come (osannata) ospite la comandante di Sea Watch e attivista per i diritti dei migranti Carola Rackete, applaudita a scena aperta dal conduttore e dal pubblico presente in studio, ancora prima che parlasse. Posso però permettermi, a costo di apparire anche un po' impopolare, di non essere del tutto d'accordo con lei? Nel senso che non credo che il vero problema sia lo stipendio più o meno stratosferico di Fazio. Provo a spiegarmi. Non conosco con esattezza i compensi del conduttore di Che tempo che fa. So che sono molto elevati e che per questo hanno già in passato suscitato polemiche politiche roventi. A sua difesa il conduttore ha sempre portato alcuni non banali argomenti, gli stessi che abbiamo già ascoltato da tanti altri personaggi televisivi accusati di incassare cachet troppo elevati. I miei programmi, dice Fazio, fanno guadagnare alla Rai molto più di quanto io costo, perché la mia trasmissione fa ascolti molto elevati e l'azienda può perciò vendere gli spazi pubblicitari ad alto prezzo. Quindi io, per la televisione pubblica, non rappresento una spesa eccessiva, ma una importante fonte di profitti.
È un discorso che, sul piano strettamente economico, non fa una grinza: finché Fazio con i suoi programmi riesce ad attrarre molti spot pubblicitari, ha buon gioco a chiedere alla Rai di essere pagato di conseguenza. Ma c'è, credo, anche un altro aspetto da considerare. In questo caso non stiamo parlando del festival di Sanremo o di una trasmissione di successo del sabato sera. Un programma televisivo della tv pubblica come Che tempo che fa, in cui si miscela intrattenimento e informazione, proprio perché viene seguito da milioni di telespettatori e proprio perché è condotto da un professionista affermato e, anche per questo, lautamente pagato, dovrebbe cercare di offrire una rappresentazione della realtà meno unilaterale. Dovrebbe avere un equilibrio a un'attenzione alle sensibilità di tutto il pubblico che talvolta invece sembrano mancare. Non lo diciamo noi ma le lettere che su questo tema abbiamo ricevuto. E che non sono state inviate da estremisti o da odiatori di professione. Ma da semplici cittadini che, pagando il canone, vorrebbero vedere anche i loro punti di vista riconosciuti e rappresentati in una trasmissione Rai di grande ascolto. Non mi pare sia una pretesa assurda né lesiva delle libertà di qualcuno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA la Rai per rispetto dei cittadini, capaci ma meno fortunati di Fabio Fazio, soprattutto dopo l'ultima puntata della sua trasmissione, dovrebbe rivedere gli immotivati stipendi a questo tipo di conduttori. Non fanno spettacolo, intervistano su copioni prestabiliti ospiti ben pagati. Non c'è bisogno nemmeno della satira della signora Litizzetto, offende e basta. Ah, il nostro canone che bruttissima fine che fa, mentre a che tempo che fa, è sempre festa.
Rimo Dal Toso
Padova
Caro lettore,
anche oggi parliamo di Fabio Fazio. Lo facciamo perché sono state parecchie le lettere di critica o di protesta che abbiamo ricevuto dopo la puntata di Che tempo che fa che ha avuto come (osannata) ospite la comandante di Sea Watch e attivista per i diritti dei migranti Carola Rackete, applaudita a scena aperta dal conduttore e dal pubblico presente in studio, ancora prima che parlasse. Posso però permettermi, a costo di apparire anche un po' impopolare, di non essere del tutto d'accordo con lei? Nel senso che non credo che il vero problema sia lo stipendio più o meno stratosferico di Fazio. Provo a spiegarmi. Non conosco con esattezza i compensi del conduttore di Che tempo che fa. So che sono molto elevati e che per questo hanno già in passato suscitato polemiche politiche roventi. A sua difesa il conduttore ha sempre portato alcuni non banali argomenti, gli stessi che abbiamo già ascoltato da tanti altri personaggi televisivi accusati di incassare cachet troppo elevati. I miei programmi, dice Fazio, fanno guadagnare alla Rai molto più di quanto io costo, perché la mia trasmissione fa ascolti molto elevati e l'azienda può perciò vendere gli spazi pubblicitari ad alto prezzo. Quindi io, per la televisione pubblica, non rappresento una spesa eccessiva, ma una importante fonte di profitti.
È un discorso che, sul piano strettamente economico, non fa una grinza: finché Fazio con i suoi programmi riesce ad attrarre molti spot pubblicitari, ha buon gioco a chiedere alla Rai di essere pagato di conseguenza. Ma c'è, credo, anche un altro aspetto da considerare. In questo caso non stiamo parlando del festival di Sanremo o di una trasmissione di successo del sabato sera. Un programma televisivo della tv pubblica come Che tempo che fa, in cui si miscela intrattenimento e informazione, proprio perché viene seguito da milioni di telespettatori e proprio perché è condotto da un professionista affermato e, anche per questo, lautamente pagato, dovrebbe cercare di offrire una rappresentazione della realtà meno unilaterale. Dovrebbe avere un equilibrio a un'attenzione alle sensibilità di tutto il pubblico che talvolta invece sembrano mancare. Non lo diciamo noi ma le lettere che su questo tema abbiamo ricevuto. E che non sono state inviate da estremisti o da odiatori di professione. Ma da semplici cittadini che, pagando il canone, vorrebbero vedere anche i loro punti di vista riconosciuti e rappresentati in una trasmissione Rai di grande ascolto. Non mi pare sia una pretesa assurda né lesiva delle libertà di qualcuno.