È sbagliata l’enfasi per il ventennale dell’euro, ma tra molti errori ha portato anche vantaggi

Mercoledì 5 Gennaio 2022

Caro Direttore,
in questi giorni si sono festeggiati i primi vent’anni dell’Euro. Mah! Mi spiego: l’Italia, in primis, è il Paese che ci ha rimesso più di tutti. Seguita da Francia e Spagna. Pertanto i politici “fondatori” anziché ridere, dovrebbero piangere. In quanto in questo periodo, salvo errori, ci abbiamo rimesso circa 70 mila euro a “cranio”, bambini compresi. Mentre Germania, Austria e Filandia ci hanno guadagnato un posto in “paradiso”, tanto per usare un eufemismo.
Luciano Bertarelli
Rovigo

Caro lettore,
non piace neppure a me l’atteggiamento agiografico con cui sono stati celebrati i primi vent’anni dell’euro. E penso che il percorso per affermare la moneta europea come unità di misura internazionale alla pari del dollaro sia ancora lungo. Non so però da dove derivi la cifra da lei unificata di 70 mila euro a testa che ogni italiano avrebbe perso a causa dell’introduzione dell’euro. Certamente il rapporto di cambio con cui l’euro fu introdotto, 1936,27 lire ci ha penalizzato. Era troppo elevato e ha contribuito a far schizzare verso l’alto i prezzi, danneggiando i consumatori italiani veramente in misura maggiore di quelli tedeschi o olandesi. 
Ad esso si è aggiunto un errore ricordato anche in questi giorni dall’ex ministro Giulio Tremonti: non aver introdotto da parte della Bce la banconota da un euro (esattamente come esiste quella da un dollaro).

Una scelta che ha determinato una sorta di svalutazione psicologica delle monetine che avevano invece un valore e un ruolo importante nella nostra economia quotidiana. Ma detto questo, non bisogna mai dimenticare che l’euro ci ha permesso di aprire una lunga stagione di tassi d’interesse bassi. Con l’introduzione della moneta unica si è posto fine alle svalutazioni della nostra moneta e all’instabilità costante dei tassi italiani. Famiglie e imprese hanno scoperto la possibilità di indebitarsi pagando interessi non più a due cifre. Cosa fino a quel momento impensabile. E questo per uno Stato che ha un notevole debito pubblico come il nostro e le cui aziende devono competere sui mercati internazionali, è stato un beneficio importante. Forse non sfruttato in modo adeguato.

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