La vittoria di Elly Schlein è una fotografia della crisi del Pd e del cambiamento della società

Mercoledì 1 Marzo 2023

Egregio direttore,
ho ascoltato e letto commenti a dir poco entusiastici da parte di esponenti della sinistra, dirigenti di partito, militanti o simpatizzanti per la nomina di Eddy Schlein a capi del Partito democratico. Ad ascoltarne alcuni sembrava quasi che il Pd avesse vinto le elezioni o si fosse assicurato già la vittoria delle prossime elezioni. Mi pare un po' presto. Vediamo cosa questa giovanissima segreteria sa fare. Poi ne riparliamo.


Aldo Buzziol


Caro lettore,
c'è una battuta di Lella Costa che dice: "Quando siamo innamorati riusciamo a entusiasmarci anche di un ristorante cinese".

Con questo non voglio fare impropri paragoni né togliere nulla ai meriti, alle qualità e all'indiscutibile successo di Elly Schlein. Ma solo ricordare che alcuni stati d'animo particolarmente positivi e inebrianti talvolta ci inducono a confondere la realtà con le nostre speranze o i nostri sogni. Vale per la vita e anche per la politica. Elly Schlein, conquistando le primarie del Pd, ha scalato una montagna, sconvolgendo i pronostici. Ma con il suo trionfo ha staccato il ticket per partecipare a una doppia gara, il rilancio del Pd e la creazione di un'alternativa di governo al centro destra, che è ancora tutta da giocare. E che sarà assai più difficile da vincere delle primarie democratiche. Il suo arrivo alla segretaria del Pd però porta con sé alcuni segnali da non sottovalutare. Il primo è la clamorosa differenza di risultati tra il voto degli iscritti e quello del popolo delle primarie, soprattutto nelle regioni del Nord dove è prevalso il consenso d'opinione. In molte realtà Bonaccini da indiscusso vincitore tra i circoli si è ritrovato nei gazebo molto al di sotto del 40%. Un risultato che dà la misura della distanza, per certi aspetti clamorosa, non solo tra il partito e la società, ma tra il Pd e il suo mondo di riferimento. Tra gli umori dell'apparato e le attese dei simpatizzanti. Tra il sentire di larga parte del popolo di sinistra e la politica di chi lo rappresenta o dovrebbe rappresentarlo. È naturalmente tutto da verificare quale tra queste opzioni sia più efficace sul piano elettorale. Schlein ha intercettato la decisa voglia di cambiamento dell'oltre milione di persone che hanno partecipato alle primarie del Pd. Tante, ma una minima parte dell'elettorato italiano. Se c'è però un dato che fotografa la crisi del Pd - crisi di rappresentanza, di strategia e di messaggio politico - è proprio quel gap tra voto dei circoli e voto dei gazebo. E sarà compito della Schlein trovare ora le risposte per ridurre questa distanza, riannodare le fila tra il Pd e il suo mondo e, nel contempo, conquistare altre fasce di elettori. Non sarà né facile né scontato. La seconda considerazione va oltre gli steccati di partito. Se un anno fa qualcuno avesse scritto che due donne in Italia sarebbero state il primo ministro e la leader del principale partito d'opposizione, sarebbe stato probabilmente preso un simpatico visionario. Invece è successo. Due donne, molto diverse per formazione e per tantissime altre cose, ma unite dalla caparbietà e mai frenate dal timore di nuotare controcorrente, ci sono riuscite. In un mondo dove le donne continuavano, e in larga parte continuano, ad occupare posti di rilievo per gentile concessione maschile (avete mai notato che nei partiti i capi-corrente sono solo uomini?), loro hanno rotto ogni schema e si sono prese il posto di comando. Un segnale per tutti. Dentro e fuori la politica.

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