Il centrosinistra sembra prigioniero di se stesso: deve trovare il coraggio di disegnare un nuovo futuro

Mercoledì 24 Agosto 2022


Caro Direttore,
finalmente le liste sono state presentate e i candidati dei partiti scelti e decisi dalle varie segreterie. Ora dovrebbero entrare in scena i programmi in una competizione però che stando ai sondaggi è già ampiamente segnata in favore del destra centro. La troika formata da Meloni, Salvini e Berlusconi sta parlando chiaro: flat tax (declinata in maniera diversa), controllo delle frontiere e dell'immigrazione, difesa della famiglia tradizionale, ordine pubblico e riforma delle giustizia. Tutti temi importanti con soluzioni proposte discutibili ma coerenti con lo spirito conservatore della coalizione. Il vero problema è a sinistra. Se il tema della campagna elettorale è presentarsi agli elettori come i difensori della Costituzione c'è da chiedersi da dove derivi questa autorità morale della sinistra, quasi che una parte del Paese fosse reazionaria e volesse abbattere il sistema democratico. Se il 25 settembre gli elettori italiani liberamente voteranno il destra-centro non si capisce per quale motivo questi voti dovrebbero essere meno dignitosi di quelli di sinistra. Credo che il vero problema del Partito Democratico sia aver perso in questi ultimi anni l'identità di partito di sinistra. Troppo gli atteggiamenti e i linguaggi sempre mirati a mantenersi vicini e legati ad un'area moderata, direi quasi democristiana. Quando, dopo la tempesta di Mani Pulite, Silvio Berlusconi scese in campo riorganizzando il centro - destra si disse che così facendo il corpo del sistema democratico italiano aveva recuperato la seconda gamba. Forse oggi servirebbe un Berlusconi di sinistra.

Mauro Conti
Portogruaro (Ve)


Caro lettore,
condivido la sua analisi e anche la sua provocazione berlusconiana. Al centro sinistra e al Pd in particolare è finora mancato il coraggio di scegliersi e disegnare un nuovo futuro. Ci aveva provato forse Matteo Renzi ma è stato tradito dalla sua smisurata ambizione e dall'assenza di una vera strategia sublimata in un furbo ed esasperato tatticismo. In questa prima fase di campagna elettorale il centro sinistra appare come la coalizione che chiede di essere votata essenzialmente per non fare vincere gli altri. Non per far qualcosa di radicalmente diverso. Al massimo per conservare l'esistente: l'immutabile Costituzione, il sistema fiscale, la non-politica sull'immigrazione, l'intoccabile Pnrr. In questi giorni sono stati scelti i candidati. E' stato illuminante leggere i messaggi degli esclusi. Pur con toni diversi esprimevano la loro legittima amarezza ma poi concludevano tutti nello stesso modo: ora lavoriamo insieme per battere la destra. Ma per fare cosa poi? E' questo il punto debole del centro- sinistra. Ha ragione lei: servirebbe un colpo d'ala, capace di rimescolare le carte nello schieramento progressista, come accadde appunto, fatte le debite differenze, per il centrodestra con la discesa in campo di Berlusconi. Per ora però questa svolta non si scorge. E certo non può essere rappresentata dallo ius scholae o dalla riproposizione della legge Zan. E neppure dalla cosiddetta agenda Draghi, che senza Draghi stesso ha davvero poco senso. Sia chiaro: i limiti, le debolezze e le contraddizioni non mancano neppure nel centrodestra. Ma questa coalizione rischia di aver comunque gioco facile contro un centro sinistra prigioniero di se stesso e impegnato a rincorre il passato della Meloni e di qualche dirigente di Fdi o sventolare lo spauracchio di Orban.
      
 

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