Caro Direttore
mi chiedo che senso abbia installare ancora quegli orribili tabelloni elettorali di lamiera grigia, che i Comuni devono obbligatoriamente posizionare sulla base di una legge del 1956. In anni cioè in cui le campagne elettorali si facevano anche con secchio, pennello e manifesti. Sembra impossibile che le forze politiche non prendano atto che quei tabelloni restano desolatamente vuoti perchè la propaganda passa ormai per le tv, le radio, i giornali, le chat, le e-mail, e conseguentemente non decidano di eliminare queste orribili anticaglie, che oltre che deturpare il paesaggio urbano, per essere montate, smontate e mantenute, ogni volta rappresentano per le casse dei Comuni, e quindi per i cittadini, una spesa considerevole.
Umberto Baldo
Abano Terme (Padova)
Caro lettore,
non ha ovviamente più nessun senso, tanto è vero che in molti casi questi grigi tabelloni restano desolatamente vuoti. È un costo inutile che abbruttisce vie e piazze senza alcuna utilità né per i candidati né per gli elettori. Ma del resto non sono questi gli unici “orpelli” elettorali superati dal tempo e dall’evoluzione della tecnologia e della propaganda. Basta pensare alle tradizionali tribune elettorali televisive piazzate in orari di bassissimo ascolto, disertate dai principali leader politici e obbligate a rispettare regole e tempi che ne azzerano l’efficacia giornalistica nonché l’interesse per gli elettori. Anche questi sono residui di un passato pre-digitale in cui la politica e la raccolta del consenso funzionavano secondo modalità molto diverse dalle attuali. Eppure nessuno sembra intenzionato a metterli in discussione. Perché? Non lo so. Ma posso fare un’ipotesi: perché prevale l’antica regola del “ma chi me lo fa fare?”. In altre parole: per non correre il rischio di essere accusato da qualche comitato di «comprimere gli spazi di democrazia» o di essere additato da soliti pseudo intellettuali-militanti di «azioni liberticide», nessuno si prende la responsabilità di proporre di cambiare registro: abolire quegli orrendi tabelloni e rottamare le tribune elettorali. Così nell’era di Internet e dei social continuiamo a buttare soldi per strumenti che non servono a nulla e non interessano ormai più a nessuno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA mi chiedo che senso abbia installare ancora quegli orribili tabelloni elettorali di lamiera grigia, che i Comuni devono obbligatoriamente posizionare sulla base di una legge del 1956. In anni cioè in cui le campagne elettorali si facevano anche con secchio, pennello e manifesti. Sembra impossibile che le forze politiche non prendano atto che quei tabelloni restano desolatamente vuoti perchè la propaganda passa ormai per le tv, le radio, i giornali, le chat, le e-mail, e conseguentemente non decidano di eliminare queste orribili anticaglie, che oltre che deturpare il paesaggio urbano, per essere montate, smontate e mantenute, ogni volta rappresentano per le casse dei Comuni, e quindi per i cittadini, una spesa considerevole.
Umberto Baldo
Abano Terme (Padova)
Caro lettore,
non ha ovviamente più nessun senso, tanto è vero che in molti casi questi grigi tabelloni restano desolatamente vuoti. È un costo inutile che abbruttisce vie e piazze senza alcuna utilità né per i candidati né per gli elettori. Ma del resto non sono questi gli unici “orpelli” elettorali superati dal tempo e dall’evoluzione della tecnologia e della propaganda. Basta pensare alle tradizionali tribune elettorali televisive piazzate in orari di bassissimo ascolto, disertate dai principali leader politici e obbligate a rispettare regole e tempi che ne azzerano l’efficacia giornalistica nonché l’interesse per gli elettori. Anche questi sono residui di un passato pre-digitale in cui la politica e la raccolta del consenso funzionavano secondo modalità molto diverse dalle attuali. Eppure nessuno sembra intenzionato a metterli in discussione. Perché? Non lo so. Ma posso fare un’ipotesi: perché prevale l’antica regola del “ma chi me lo fa fare?”. In altre parole: per non correre il rischio di essere accusato da qualche comitato di «comprimere gli spazi di democrazia» o di essere additato da soliti pseudo intellettuali-militanti di «azioni liberticide», nessuno si prende la responsabilità di proporre di cambiare registro: abolire quegli orrendi tabelloni e rottamare le tribune elettorali. Così nell’era di Internet e dei social continuiamo a buttare soldi per strumenti che non servono a nulla e non interessano ormai più a nessuno.