Votare un'altra volta non piace a nessuno. Ma a questo punto è un male necessario

Mercoledì 30 Maggio 2018
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Gentile direttore,
certo che votare ancora un'altra volta, ce ne vuole. Non si pensa al costo delle elezioni? Quando oramai era tutto deciso si è voluto compromettere l'esito di un governo che era già partito con grandi novità, basti pensare al ministero della disabilità, interessante per i disabili che prendono tuttora 290 euro al mese. Non sono un profano ma votare un'altra volta non si addice. Abbiamo già votato e un governo politico era già stato deciso e c'erano tutte le condizioni per farlo. Non si è voluto. Che senso ha votare un'altra volta, spendere soldi, quando a decidere è ancora l' Europa con i suoi diktat, quando a decidere sono le borse con lo spread. In realtà c'è un vecchio sistema che non vuole il cambiamento. Che vuole difendere la legge Fornero, una politica dell'immigrazione inadeguata e altro ancora. Ha senso votare in questa situazione?


Maurizio Bianco
Albignasego (Padova)


Caro lettore,
votare a pochi mesi di distanza da non fa piacere a nessuno. Forse neppure a chi è convinto di guadagnare voti con le elezioni anticipate. Ma il voto, nelle condizioni attuali, è il minore dei mali o un male necessario. Dopo ciò che è accaduto in questi giorni, sarà una campagna elettorale inevitabilmente ruvida e violenta. Ma non ci sono alternative. Anzi, a ben vedere, forse sarebbe stato opportuno imboccare questa strada sin da subito, dopo il 4 marzo. Il risultato elettorale, frutto di una legge balzana e inadeguata come il Rosatellum, faceva già intuire che gli ostacoli per la nascita di un governo sarebbero stati molti e forse insuperabili. È accaduto proprio questo. Ed è accaduto nel peggiore dei modi, aprendo una crisi fra le più gravi e difficili che la nostra storia politica. Per superare questa situazione non resta che tornare dagli italiani e chiedere la loro opinione. Ed è opportuno farlo presto anche per non lasciare l'Italia nell'incertezza e in balia della speculazione finanziaria internazionale. È il prezzo da pagare a stagione politica confusa e che probabilmente ci sta traghettando verso nuovi equilibri, nuovi assetti e nuovi protagonisti. Il voto servirà a capire anche questo.
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