I depositari della verità puniti dagli elettori dovrebbero interrogarsi sui motivi della sconfitta

Venerdì 28 Ottobre 2022
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Caro direttore,
possiamo sostenere, con una mista dose di ingenuità e ottimismo, che l'antisemitismo, l'olio di ricino, il manganello, siano reperti di un passato che non tornerà. Ma i contenuti ideologici e culturali di quell'epoca, in una fase di crisi profonda sociale e politica, possono, sì, ripresentarsi in forme diverse, più subdole, suffragate e giustificate dalla necessità di proteggere l'identità della propria nazione dai pericoli che provengono da un mondo sconvolto dalle guerre, dalla globalizzazione, dall'esodo di intere popolazioni, dal pericolo di una contaminazione etnica e religiosa. Il discorso della Presidente del Consiglio dei Ministri può essere stato rassicurante per alcuni. E comunque è sbagliato giudicare a priori sulla base di quello che si dice. È più corretto e onesto, intellettualmente, giudicare i fatti e le azioni. Perciò le conquiste sociali e i diritti acquisiti con decenni di battaglie dalla Resistenza ad oggi saranno il campo di prova in cui misureremo e contrasteremo il tasso di ambiguità e di discrepanza esistente tra il dire e il fare. Mi riferisco alla concezione e al ruolo della donna nella società, al diritto all'interruzione della gravidanza, al dovere di proteggere chi fugge dalle guerre e dalla dittatura, a cui un buon cristiano non sbatterebbe mai la porta in faccia con il pretesto che non ha il permesso di soggiorno, al diritto allo studio da tutelare rimuovendo ogni ostacolo che lo intralci, alla libertà di religione compresa l'Islam che Magdi Allam istiga a mettere fuori legge, al dovere di onorare il 27 gennaio e il 25 Aprile le vittime civili e militari del nazifascismo, al diritto comunitario che è prevalente sul diritto nazionale, a una visione dell'Unione Europea, nata anch'essa dalla Resistenza al nazifascismo, come luogo di integrazione di popoli e di culture. È questa la connotazione moderna del termine antifascista.


Cosimo Moretti
Martellago (VE)


Caro lettore,
in base a ciò che lei scrive si dovrebbe dedurre che se un cittadino o una cittadina italiani hanno una diversa visione rispetto alla sua e di altri come lei sulla gestione dell'immigrazione o del diritto allo studio o dei rapporti fra uomo e donna o di quelli fra il diritto italiano e quello comunitario, si collochi automaticamente ai margini del perimetro della democrazia.

Di più: sia passibile dell'accusa o del sospetto di essere un neo-fascista, poiché non si è adeguato a quella che lei definisce arbitrariamente la connotazione moderna dell'antifascismo. Francamente mi sembra un po' esagerato. E rispecchi anche una visione assai discutibile e pericolosa della società dove qualcuno si sente investito del diritto di decidere, anzi di misurare il tasso di democrazia degli altri. Forse Giorgia Meloni, con il suo discorso di insediamento a capo del governo, ha spiazzato molti suoi avversari convinti di poterla incalzare e criticare sui classici temi dell'antifascismo militante. Bisogna prendere atto di una realtà: che non esiste più qualcuno che può decidere se qualcun altro è legittimato a governare o meno o a misurare, in base a un diritto superiore, il tasso di democrazia altrui. Ci sono gli elettori che valutano e votano. E se qualcuno, pur ritenendosi depositario del bene, del giusto e della verità, al momento del voto viene chiaramente sconfitto, forse dovrebbe interrogarsi su questo invece di cercare di delegittimare gli avversari.

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