Alle Europee c'è stato un forte astensionismo, ma questo non modifica il valore e il senso del voto

Sabato 1 Giugno 2019
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Caro direttore,
alle recentissime elezioni europee la Lega di Matteo Salvini è riuscito a ripetere l'exploit di Renzi di 5 anni fa (16-17 punti percentuali in più rispetto alle politiche) e come allora anche oggi, giustamente, la narrazione mediatica è tutta concentrata su questo straordinario risultato che in termini assoluti corrisponde a 9 milioni di voti. Nove milioni di voti sono tantissimi, ma tuttavia non rappresentano certo la maggioranza degli elettori italiani. Sono solamente 1/5 dell'elettorato. Significa che a vincere, anzi a stravincere, è stato il partito del non voto.
Giovanni Moccia
Venezia



Caro lettore,
alle elezioni europee l'astensionismo è stato particolarmente elevato soprattutto in alcune zone del Sud: il 46% degli aventi diritti non è andato a votare. Un dato preoccupante di disaffezione e di disinteresse su cui occorre riflettere seriamente. Ma il partito del non voto, per quanto imponente sia, non può né governare, né eleggere un Parlamento. Chi liberamente decide di non partecipare alle elezioni, si auto-esclude dalle dinamiche democratiche. Manda un segnale negativo alla classe politica, ma, nei fatti, sceglie di chiamarsi fuori. Tuttavia la validità e il valore politico del voto europeo non possono essere messe in discussione per il fatto che domenica 26 maggio è andato a votare solo il 56% degli aventi diritto. La Lega di Salvini ha guadagnato 3 milioni di voti rispetto alle elezioni politiche del 2018, M5s ne ha persi 6 milioni: sono numeri che indicano dinamiche elettorali chiare, che non lasciano dubbi su chi ha vinto le elezioni e chi le ha perse. Indipendentemente dal numero degli astensionisti. Alcuni osservatori hanno rilevato che il Movimento 5stelle sarebbe stato particolarmente penalizzato dal partito del non voto. Alcuni degli stessi dirigenti pentastellati, all'indomani del voto, per giustificare il deludente risultato di M5s, hanno commentato: i nostri elettori sono stati a casa. In una certa misura, considerato in particolare l'astensionismo registrato in alcune aree del Meridione, può essere vero. Ma questo dato non modifica in alcun modo il giudizio sul voto europeo. Anzi lo rafforza. Se chi aveva votato alle elezioni politiche del 2018 il Movimento 5 stelle, questa volta ha preferito stare a casa, evidentemente non ha gradito l'azione di governo dei pentastellati e ha voluto esprimere il proprio dissenso in questo modo: non andando a votare. Una scelta che non fa altro che confermare la secca sconfitta di M5s.
Ultimo aggiornamento: 12:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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