Le elezioni e quel richiamo della foresta a cui il centrosinistra non riesce a sottrarsi

Venerdì 29 Luglio 2022
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Egregio direttore,
ho sempre votato a centrosinistra e non cambierò idea neppure il 25 settembre. Tuttavia vorrei ascoltare qualcosa di più che appelli a unirsi per battere il centrodestra o slogan o noi o la Meloni. Per carità, non gioisco certo all'idea che la leader di Fdi possa diventare anche il mio presidente del Consiglio, ma vorrei ascoltare dal centrosinistra anche proposte e idee per affrontare la complessa situazione nazionale internazionale, non solo slogan anti-qualcosa o qualcuno.

Paolo De Vecchi


Caro lettore,
il centrosinistra italiano sembra incapace di resistere a un singolare richiamo della foresta: alla tentazione cioè di contrapporre alla coalizione avversaria (anzi, in questo caso nemica) un'alleanza più vasta possibile in nome non di un programma e di cose da fare, ma di una serie di parole d'ordine, peraltro sempre uguali a se stesse: tutelare la democrazia, difendere la Costituzione repubblicana, mettere il Paese al riparo da derive autoritarie e neofasciste. Valori e principi in cui, nella realtà, si riconosce la stragrande maggioranza dei cittadini italiani, ma di cui il centrosinistra ritiene di avere una sorta di esclusiva e di cui si considera il supremo garante. Anche in questo caso, iniziata la campagna elettorale, sono subito partiti gli appelli per costruire un fronte il più ampio possibile (inevitabile il richiamo suggestivo al Cln di antifascista memoria) per fermare il centrodestra: se non per sconfiggerlo, almeno per evitare che vinca. Non importa se sul piano dei contenuti e dei programmi le distanze che ci sono tra Calenda e Fratoianni o Di Maio sono assai più profonde di quelle che dividono il leader di Azione o Renzi da ampi settori del centrodestra. Non importa se sulla collocazione atlantica dell'Italia e sulla guerra in Ucraina in questa grande alleanza ci siano posizioni inconciliabili. Ciò che conta è non far prevalere la destra ed evitare che Giorgia Meloni diventi premier. Anche a costo, auspica qualcuno, di rispolverare il campo largo con dentro Conte e i suoi pentastellati. E poi? Poi si vedrà. Naturalmente ogni strategia politica è legittima. E non è neppure escluso che questa risulti, in qualche misura, efficace e vincente. La storia recente ci dice però che quando la sinistra e il centrosinistra hanno perseguito questa strategia non sono andati molto lontano. La grande ammucchiata contro Berlusconi o è stata sconfitta o, quando ha prevalso, alla prova dei fatti, cioè del governo del Paese, è crollata vittima delle proprie divisioni. Lo sappiamo: la storia non si ripete. Ma conoscerla aiuta a non ripetere clamorosi errori.
      
 

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