Se prima delle elezioni l'alleanza Lega-M5s era innaturale, adesso lo è ancora di più

Giovedì 30 Maggio 2019
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Caro Direttore,
penso che molti elettori siano tormentati dalla domanda:Perché Salvini insiste nel voler governare ancora quattro anni con il M5S, quando non vi è quasi alcun punto di accordo tra i due movimenti? La fedeltà al contratto, i vantaggi di condividere un potere attraverso lo slogan del cambiamento? Da osservare che, a seguito delle recenti elezioni, si prevedono due opposte tendenze. La prima riguarda Salvini vincitore che richiederà di far passare le proprie proposte, dalla Tav alla flat tax. La seconda impegna Di Maio sconfitto, costretto ad una disperata resistenza sulle proprie posizioni pena la disfatta completa. La situazione appare senza via d'uscita per gli opposti schieramenti. Appare plausibile che a tutti e due convenga procedere nell'ambiguità e di non staccare la spina. Nemmeno a Salvini conviene un governo solitario, o in compagnia di un alleato a lui troppo affine. A chi potrebbe imputare gli insuccessi pressoché inevitabili, sia all'interno che nei confronti della UE ? Meglio andare avanti così, senza prendersi tutte le responsabilità. Fino a quando?


Luigi Floriani
Conegliano


Caro lettore,
ho sempre definito innaturale l'alleanza di governo tra Lega e M5s. Credo lo sia ancora di più oggi, dopo i risultati elettorali di domenica e il capovolgimento dei rapporti di forza all'interno della coalizione. Le priorità che Matteo Salvini, forte del successo della Lega, ha messo sul tavolo del governo, a cominciare dalla Tav, sono quanto di più indigesto ci sia per i pentastellati. Se a questo aggiungiamo il ritorno sulla scena pentastellata di esponenti come Di Battista, leader dell'ala più oltranzista e anti-leghista del Movimento, si fa davvero a capire come il governo giallo-verde possa proseguire nel suo già accidentato cammino. È evidente che la litigiosità delle ultime settimane non può essere più la cifra di un esecutivo che, nell'immediato, deve fare i conti con i vincoli di bilancio imposti dall'Europa e, dopo l'estate, dovrà affrontare una complessa manovra finanziaria. Che Salvini non voglia assumersi la responsabilità di far cadere il governo e tenti di lasciare il cerino in mano agli alleati è comprensibile. Ma, in una fase complessa come questa, c'è un grande bisogno di chiarezza. I tatticismi ad un certo punto devono necessariamente lasciare spazio alle decisioni. Lo chiedono i mercati, lo chiede, soprattutto, una situazione economica delicata che vede l'Italia incapace di tornare a crescere quanto servirebbe.
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