Questa elezione del Presidente è diversa dalle altre, ma non carichiamola di significati che non ha

Martedì 18 Gennaio 2022
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Caro Direttore,
mai come questa volta sono preoccupata per l'elezione del Presidente della Repubblica. Mi sembra che sia in gioco la Democrazia parlamentare, già evidentemente entrata in crisi - per l'epidemia Covid. Ora se venisse eletto, come si dice possibile, Silvio Berlusconi (la cui candidatura ritengo inammissibile) è ovvio che presto il Governo cadrebbe e nuove elezioni porterebbero alla vittoria della Destra di Meloni e Salvini, animosi alleati di Forza Italia...e saremmo a una dittatura della Destra. D'altronde se si mandasse al Quirinale una personalità meramente rappresentativa, forse una donna, essa non avrebbe la forza di impedire la ripresa della rissa partitica e le elezioni anticipate, col rischio della vittoria della Destra illiberale. Se invece con l'intesa di un consorzio democratico, coeso e progressista, si riuscisse a eleggere Draghi, avremmo una continuità di direttive economiche ma a prezzo della accettazione fattuale della Democrazia presidenziale. Come andrà? God save the Queen, Dio salvi l'Italia!


Flora Dura
Treviso


Cara lettrice,
mi pare che le sua preoccupazioni sia soprattutto una: la possibilità che l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica abbia come conseguenza la caduta del governo attuale e nuove elezioni che potrebbe vedere uscire vincente il centro-destra.

Posso comprendere che questa prospettiva politica non incontri il suo consenso. Ma la democrazia parlamentare funziona così: una coalizione di partiti vince e governa, l'altra perde e sta all'opposizione. Ci sono ovviamente anche altre combinazioni possibili, ma l'essenza del gioco democratico è questa. Una cosa è certa: non si può ritenere che un sistema funzioni solo quando vincono le forze politiche per cui si parteggia, mentre precipita nella rissa partitica, nel regime o addirittura nella dittatura se a prevalere sono gli avversari. La vitalità di una democrazia parlamentare si misura sulla capacità di garantire un'alternanza al governo fra forze diverse, non nel suo contrario. E questo, in una certa misura, vale anche per l'elezione del Presidente della Repubblica. Negli ultimi 30 anni la scelta della più alta carica dello Stato è stata una prerogativa del centrosinistra. Oggi i numeri e gli equilibri sono diversi. Può piacere o meno. Ma questa è appunto la democrazia.

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