Coronavirus, dietro ai numeri ci sono storie di dolore e di morte. Che meritano più rispetto

Venerdì 3 Aprile 2020
Coronavirus, dietro ai numeri ci sono storie di dolore e di morte. Che meritano più rispetto
Egregio direttore,
nel mondo, per influenza, nel 2018 sono decedute 633.000 persone (media giornaliera 1734); nel 2019, 647.000 (media giornaliera 1772). Nel 2020, per influenza covid-19, o meglio per pregresse patologie preesistenti, sono deceduti (aggiornamento 1 aprile) 42.000 soggetti. Una domanda sorge spontanea: il covid-19, uccide o allunga la vita? Strana malattia per un novello virus che rispetto ai vecchi, non solo non ha toccato i bambini e lasciati privi di conseguenza la quasi totalità dei contagiati, ma ha addirittura dimezzato di dieci volte i decessi. Su una popolazione mondiale di 7,5 miliardi, i contagiati sono 900.000, tradotto in percentuale lo 0,012%. Se poi si calcolano i deceduti, la percentuale si abbassa allo 0,0042%. Eppure, nonostante l'esiguità dei numeri, l'11 marzo l'OMS ha innalzato il livello di pericolosità del corona virus da epidemia a pandemia. Giusto per fare un raffronto con le (vere) pandemie che realmente hanno ucciso: influenza di Hong Kong (1968) 2 milioni; influenza spagnola (1918 - 1920) tra i 50 ed i 100 milioni; peste (1348-1351) 25 milioni; Asiatica (1957) un milione; Aids (tuttora attivo) 3 milioni.

Gianni Toffali

Caro lettore,
ci sono adulti a cui continuano a piacere le favole. Non c'è nulla di male. Alcune sono autentici capolavori. Basta non confonderle con la realtà. Secondo i dati ufficiali dell'Istat, riportati nel sito dell'istituto e quindi visibili a tutti, nell'epicentro del contagio da Covid-19, cioè la città di Bergamo, nelle prime tre settimane di marzo si è registrata una mortalità superiore del 337 per cento rispetto a quella media degli anni 2015-2019. Nel vicino capoluogo di Brescia l'incremento è stato del 200 per cento e lo stesso per altre città come Piacenza o Pesaro. Se poi si vanno ad osservare i dati di alcuni comuni minori delle province di Bergamo o Brescia, fra gli oltre mille analizzati dall'Istat, ci sono percentuali anche superiori a quelle registrate per i capoluoghi. E lo stesso vale per molte altre località in ogni parte d'Italia. Ora, non conosco nel dettaglio gli indici di mortalità mondiali e gli effetti, peraltro tutt'altro che definitivi, del coronavirus in ogni parte del globo, ma penso che, alla luce dei dati che ho appena ricordato, prima di avventurarsi in analisi superficiali o addirittura chiedersi beffardamente se il Covid 19 allunga la vita, sarebbe necessario una valutazione più attenta e meno prevenuta dei numeri. E anche un maggior rispetto per chi sta soffrendo per questa epidemia. Dietro i freddi numeri ci sono tante storie di dolore e di morte. È bene non dimenticarsene.
Ultimo aggiornamento: 17:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci