Il gasdotto in Puglia e la cultura del No che impoverisce e frena l'Italia

Sabato 16 Dicembre 2017
18
Egregio direttore,
con lo scoppio del gasdotto in Austria, emerge tutta la superficialità politica di aver sottovalutato i rischi che comportano interruzioni nella fornitura di gas senza disporre di contromisure di sostegno. La temporanea sospensione del flusso gassoso proveniente dal colosso russo Gazprom che rappresenta circa il 50% del nostro consumo, ha reso evidente la nostra fragilità. Essendo pregiudizievole la nostra sudditanza energetica, sarebbe consigliabile disporre in caso d'infortunio di alternative in grado di compensare la perdita. Considerato che nel Belpaese gli impianti di estrazione e di ricerca di energia sono tutti bloccati dalle proteste degli ambientalisti. Né miglior fortuna sta avendo il Trans Adriatic Pipeline (Tap) che dovrebbe portare gas dall' Azerbaigian in Italia, bloccato da scalmanate manifestazioni di protesta. Che dire di questi paladini del no ad ogni iniziativa utile al paese? Che altro resta da proporre a un gruppo che si oppone all'opera, col pretesto dell'espianto d'un esigo numero di ulivi per il tempo necessario alla posa in opera dei tubi del gasdotto, per poi essere reimpiantati nello stesso luogo?
Renzo Nalon



Caro lettore,
il no è la posizione politica più remunerativa che possa esistere: consente di incassare consensi senza prendere impegni, ma semplicemente boicottando quelli degli altri. Quasi sempre è un no pregiudiziale e ideologico, che fa leva sulle paure e sulle possibili difficoltà: non cerca di superarle o di dare loro una soluzione concreta, le esaspera per sfruttarle politicamente. Purtroppo questa cultura del no sta impoverendo l'Italia e contribuendo pericolosamente al suo declino. Quanto è accaduto ieri in Austria ne è la dimostrazione: è bastato un incidente in una centrale in Austria per mettere in difficoltà il nostro Paese che nel frattempo, da mesi, discute sullo sbocco del gasdotto Tap in Puglia, osteggiato da comitati e potentati locali perchè metterebbe a rischio un certo numero di ulivi, per i quali è peraltro già stata prevista la ripiantumazione. Poco importa che l'Italia, fortemente dipendente dall'estero per l'energia, ha bisogno di poter contare su fonti di approvigionamento diverse per essere al riparo da problemi tecnologici o dinamiche geopolitiche. Questi sono dettagli per i pasdaran del no.
Ultimo aggiornamento: 14:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci