Non la durezza, ma la certezza
della pena dissuade i malviventi

Giovedì 25 Febbraio 2016
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Egregio direttore,

sul Gazzettino la giornalista Raffaella Ianuale a pagina II nel fascicolo di Venezia scrive: "Sono sotto choc e faticano a ricostruire con esattezza quanto accaduto. Aver trovato i ladri in casa, essere stati aggrediti e chiusi in bagno e tutto lo scompiglio che ne è seguito li ha duramente provati. «Questa notte non abbiamo chiuso occhio» hanno detto le vittime".

Ogni giorno leggiamo di furti, rapine, scippi e quant'altro. E poi tangenti e corruzioni. Badge timbrati in mutande o a go go. Io credo che questa gente si comporti così perché non ha un lavoro soddisfacente, sono convinto sia finalmente il tempo di aiutarli. Credo sia anche ora, con urgenza, praticamente di fretta, che il nostro governo ci pensi perché non se ne può più. Io suggerirei i lavori forzati. Spaccare pietre in qualche cava potrebbe aiutare a passare il tempo, e se non c'è una giusta produzione, a cena: pane ed acqua. Caro Direttore, lei che ne pensa?

Lino Narciso Giacomin
Mestre

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Caro lettore,

rispondo così alla sua provocazione: penso che anche i lavori forzati siano inutili e inefficaci se, chi compie un reato, in carcere non ci finisce nemmeno o se ne esce rapidamente dopo un paio di giorni. Purtroppo ciò che la cronaca ci racconta con cadenza quotidiana è proprio questo: ladri, rapinatori, scippatori e pirati della strada che, in un modo o nell'altro, riescono a evitare le patrie galere. E spesso, appena possibile, riprendono la loro attività criminale. Non è la durezza ma la certezza della pena che dissuade i malviventi. Ed è questa che oggi in Italia manca.
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