Perchè non è così facile nè automatico che Mario Draghi diventi Presidente della Repubblica

Giovedì 18 Novembre 2021
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Caro direttore,
è possibile che i partiti facciano proclami per eleggere il presidente della repubblica, che a torto o ragione, rappresenti una corrente politica piuttosto che un’altra? Un presidente rappresenta tutto un paese, e deve essere al di sopra delle parti, esempio Draghi classe 1947. Io proporrei, sempre stesso valore, e stessa classe, sempre che dia la sua disponibilità” una personalità a voi conosciuta, Carlo Nordio, giusta persona al pari di Draghi.

Renato Bugin

Caro lettore,
per le ragioni che ha lui stesso ha spiegato qualche settimana fa proprio su queste pagine, Carlo Nordio è estraneo alla partita quirinalizia: ritiene, credo del tutto giustamente, che «un magistrato non debba far politica attiva né durante né dopo il servizio».

Quanto a Mario Draghi se si candidasse alla presidenza della Repubblica non avrebbe rivali: sarebbe eletto, forse non all’unanimità, ma certamente al primo scrutinio. Sulla possibile strada che conduce il premier da Palazzo Chigi al Quirinale ci sono però due ostacoli rilevanti. Il primo: chi prenderebbe il suo posto come Presidente del Consiglio in un fase così delicata della nostra vita politica con la pandemia incombente, i soldi dell’Europa da incassare (e investire) e tutti i partiti alla ricerca di nuovi equilibri interni o di stabili alleanze? Un nodo per nulla semplice da sciogliere considerato che in Parlamento non esiste una maggioranza alternativa a quella attuale e non si vede all’orizzonte nessuno, escluso appunto Draghi, che possa riunire sotto la sua guida una coalizione di governo che, come accade oggi, vada da Leu alla Lega passando per Pd e M5s. Il secondo ostacolo è rappresentato dal rischio o dalla possibilità, anche per le ragioni appena ricordate, che l’uscita di Draghi da Palazzo Chigi determini le elezioni anticipate. Un’eventualità che centinaia di deputati e senatori vogliono a tutti i costi scongiurare perché sa benissimo che non sarà più rieletta in un Parlamento che, tra l’altro, avrà molti meno posti di quello attuale. Costoro non hanno quindi alcun interesse a far finire la legislatura prima del tempo perché questo significherebbe dover rinunciare prima del previsto al posto di onorevole e perdere il diritto a maturare il vitalizio da parlamentare. Bastano questi elementi per capire quanto la partita del Quirinale, sia importante e decisiva per i partiti. Forse più che in altre occasioni.

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