Il Pd ha pagato gli errori non solo politici di Renzi, ma la sinistra ha perso la sintonia con la gente

Giovedì 8 Marzo 2018
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Egregio direttore,
i numeri sembrano parlare chiaro, anche se penso che il più grave errore di Renzi sia stato il non prendere una posizione più netta sui migranti, questione che sicuramente ha fatto vincere Salvini. I numeri: la coalizione PD ha preso quasi il 23%, Liberi e Uguali il 3% e rotti, ovvero, tutto assieme, si arriverebbe ad oltre il 26%, quando M5S è al 32%. Questi numeri dicono che ha pesato decisamente la scissione a sinistra, ovvero la guerra contro Renzi da parte di chi non è poi nemmeno riuscito a farsi eleggere.
In un'ipotesi di coesione e compattezza, sicuramente il PD avrebbe acquisito qualche punto in più. E quindi quel 26,5 sarebbe diventato sicuramente almeno un 29-30%, facendo necessariamente scendere in pari misura il M5S, che magari sarebbe oggi alla pari col PD. Con i se non si procede, ma la sconfitta è forse anche di chi non ha capito che certi orientamenti sinistroidi non trovano più consensi nel mondo d'oggi. E la sconfitta è anche di Renzi, per non aver mantenuto quanto aveva minacciato in passato sui migranti: se non ci pensa l'Europa ci pensiamo noi. Coraggio Italia!

Piero Zanettin


Caro lettore,
la politica non si fa con i se e i ma. Il crollo elettorale del Pd è senza appello e non credo che se non ci fosse stata la scissione le cose per Renzi e compagni sarebbero andate granché meglio. Anzi. Se un partito che ha guidato il governo negli ultimi sette anni, quando si va alle elezioni arriva a stento al 19% e al 23% sommando i voti dei suoi alleati, significa solo una cosa: che è stato nettamente bocciato dai cittadini e abbandonato in massa dai suoi elettori. Non c'è storia. Certamente l'incerta e inerme politica sull'immigrazione che ha contraddistinto i governi a guida Pd ha contribuito a questo crollo. Ma non credo sia stato l'unico fattore. C'è anche un problema di carattere più generale e uno più particolare. Il primo riguarda l'incapacità strategica della sinistra, non solo in Italia, di entrare in sintonia con le popolazioni, di rappresentarne le paure e le tensioni, di dare risposte ai problemi concreti delle persone. Il voto è il risultato di questo: della crescente e non facilmente recuperabile distanza tra il sentire del popolo e quello dei gruppi dirigenti della sinistra. Il problema particolare riguarda il ruolo di Renzi e la parabola politica che lo ha portato dal 40% delle Europee del 2014 al fallimento referendario prima e al disastro elettorale di oggi. Attribuire al segretario tutte le colpe del crollo elettorale e farne il capro espiatorio è tipico di un Paese incline a salire sul carro e vincitore e a scendere ancora più rapidamente da quello dei perdenti. Ma il Pd ha certamente pagato i molti errori, non solo politici, di Renzi. Soprattutto una concezione troppo spregiudicata e autoreferenziale del potere che lo ha allontanato dal paese reale. Anche da quei pezzi di Paese che ancora nel recente passato garantivano ampi consensi al suo partito.
Ultimo aggiornamento: 14:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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