Quando Scalfari dice che preferisce Di Maio a Salvini dà voce al pensiero di molti elettori di sinistra

Sabato 10 Marzo 2018
Caro direttore,
in una mia lettera già un anno fa avevo previsto il successo del M5S e soprattutto avevo previsto che il loro successo avrebbe messo il Pd di fronte a un bivio: lasciarli governare col suo appoggio esterno oppure non garantire loro alcun appoggio e quindi andare a nuove elezioni. Oggi, a pochissimi giorni dal voto, la linea del Pd è quella del rifiuto. Nessuna stampella per i 5 stelle. Ma sarà sempre così? Non è detto. Dipenderà, a mio avviso, dai sondaggi sulle intenzioni di voto. Se nei prossimi due, tre mesi i sondaggi daranno il Pd ancora intorno al 18%, 19% o su percentuali superiori la linea continuerà ad essere quella del rifiuto, se invece i sondaggi evidenzieranno un trend discendente verso il 15%, 13% il Pd, per non tornare al voto e subire un altro dimezzamento, accoglierà l'appello di Mattarella al senso di responsabilità e all'interesse generale e accetterà di garantire ai 5 stelle l'appoggio esterno richiesto dal loro leader, aspettando poi peraltro l'occasione buona, uno scandalo o un qualche inciampo che li metta in crisi, per sfiduciarli e presentarsi a nuove elezioni nelle vesti di salvatori della patria.


Giovanni Moccia
Venezia


Caro lettore,
fino a non molti mesi fa il Movimento 5 Stelle escludeva dal proprio vocabolario le parole accordi e alleanze. Guai anche solo a ipotizzare la possibilità di un'intesa di M5s con qualche altro partito, immediatamente partivano fulmini e saette: loro erano diversi e inciuci non ne facevano con nessuno. Di Battista si spinse ad affermare che se il Movimento avesse fatto alleanze con altri partiti, lui se ne sarebbe andato. In questi giorni si sprecano gli appelli al dialogo alle altre forze politiche da parte di esponenti grillini. Nulla di scandaloso. La politica è volubile per definizione. E il fine giustifica sempre i mezzi. E pure i mezzucci. Ricordo tutto questo perché anche molti proclami di questi giorni delle varie forze politiche vanno presi per quel che valgono: espedienti tattici in attesa di capire come evolve la situazione e di conoscere le mosse degli altri. Questo vale anche per il Pd. Tra i democratici, dopo il tonfo elettorale, è forte la tentazione di chiamarsi fuori, di stare all'opposizione a curarsi i propri malanni anche per evitare ulteriori divisioni che la partecipazione o l'appoggio a qualche governo potrebbero innescare. Non so se ciò accadrà. E non so se molti dirigenti dem escludano davvero una qualche forma di intesa con M5S. Quando il fondatore di Repubblica, Scalfari dice che tra Di Maio e Salvini preferisce il primo, dice ciò che, magari sottovoce, pensano anche tanti elettori dem, consapevoli anche del fatto che tanti fra coloro che hanno votato M5S provengono dalla sinistra. E questo alla fine potrebbe aprire strade ad intese che oggi vengono categoricamente escluse.
Ultimo aggiornamento: 13:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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