La democrazia diretta vagheggiata da Grillo è un'idiozia pericolosa e illiberale

Sabato 3 Ottobre 2020
Gentile Direttore,
nella democrazia diretta, cioè non rappresentativa per l'assenza del Parlamento, teorizzata dal filosofo J. J. Rousseau, si può ravvisare la forma più alta di individualismo e isolazionismo. Nella democrazia diretta non sono previsti i partiti e ogni individuo vive in totale autonomia, secondo le proprie regole e non quelle della società (Stato). Ciò perché, secondo Rousseau, seguire le regole che la società si e' data indurrebbe l'individuo schiavo delle passioni (forse per lui ciò era un problema!). Pare che Rousseau fosse paranoico e pertanto si può intravedere nelle sue teorie l'eco della sua diffidenza verso tutta la società e gli altri individui, da cui vuole sempre tenersi distante. Per vari motivi oggigiorno i partiti sono in crisi. Ma sarebbe possibile la politica senza i partiti? Senza rappresentanza, parlamentare? Ci sarebbe il caos? Forse i partiti potrebbero sostituirli i vari movimenti, gruppi e gruppuscoli ecc. che poi si formerebbero, essendo l'essere umano un animale sociale, ma anche competitivo e portatore di interessi? E, non essendoci il Parlamento, che tutela la democrazia, ciò potrebbe poi sfociare in un autoritarismo, in una dittatura? Rousseau ipotizzò la dittatura solo per brevi periodi e solamente in caso di assoluta emergenza.
Amelia Vianello


Cara lettrice,
il dibattito sull'alternativa tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta è un suggestivo esercizio teorico-culturale, ma nella realtà delle cose non esiste. L'unica strada possibile è la coesistenza di queste due forme politiche che si può realizzare assegnando al popolo, attraverso strumenti come i referendum, la possibilità non solo di eleggere i propri rappresentati, ma anche di intervenire con il voto in modo diretto su temi specifici di rilievo nazionale o locale. Quasi certamente, in un futuro molto prossimo, le tecnologie potranno agevolare questi meccanismi, aumentando, attraverso il voto elettronico, la possibilità per i cittadini di far sentire la propria opinione su numerose e specifiche questioni. Tutto ciò ha poco o nulla a che fare con le pericolose idiozie instillate nel nostro dibattito politico da un comico che, purtroppo per lui ma soprattutto per noi, da tempo ha smesso di far ridire. Questo signore, che di nome fa Beppe Grillo, nei giorni scorsi in un dibattito con il presidente del parlamento europeo, è giunto ad affermare: «Credo nella democrazia diretta, non nel Parlamento. Gli eletti? Meglio se estratti a sorte». Parole e concetti profondamente illiberali parto di una pseudo-cultura che si nutre di letture approssimative di Rousseau. In paese normale l'ideologo e padre-padrone del principale partito presente in Parlamento che sostiene tesi di questo genere, susciterebbe scandalo e verrebbe sommerso da critiche. In Italia non accade nulla di tutto questo. Forse per non creare ulteriori problemi alla già sin troppo incerta maggioranza di governo, le gravi parole di Grillo sono scivolate via, nell'indifferenza anche di quelli intellettuali sempre pronti a mobilitarsi in difesa dei valori costituzionali. Ma bisogna dirlo: quella vagheggiata da Grillo è una deriva profondamente anti-liberale. Che con Rousseau ha poco a che fare. Mentre ricorda più da vicino le teorie di alcuni pensatori reazionari. Avversari dichiarati della democrazia.
Ultimo aggiornamento: 17:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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