La spedizione in Crimea e il rischio di un autogol

Martedì 18 Ottobre 2016
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Caro direttore,
sette consiglieri di varie Regioni, un assessore del Comune di Padova, il direttore di Unioncamere del Veneto e alcuni industriali si sono recati in Crimea per una missione economica, al fine di stringere migliori rapporti commerciali e culturali. In pratica, poiché la politica estera del Governo italiano non piace, questi personaggi hanno deciso di farne una a modo loro, scegliendo una regione contesa tra Russia e Ucraina, in maniera di creare il maggior danno diplomatico possibile. Credo che dissentire dalla politica nazionale – vedi sanzioni economiche alla Russia – sia assolutamente lecito, ma agire così apertamente contro gli impegni del Governo centrale sia da condannare. A me pare non si tratti di una decisione coraggiosa da parte di Valdegamberi e c., ma di una interpretazione del loro ruolo pubblico completamente errato e controproducente.


Gino De Carli

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Caro lettore,
come si è visto anche nella recente decisione di schierare nostri 140 militari al confine con la Lettonia, la linea dell’Italia sulla questione russa è piuttosto ondivaga. L’embargo nei confronti di Mosca si è poi risolto soprattutto in un autogol economico per le regioni del Nordest. Detto ciò, e con buona pace dell’attivissimo Valdegamberi, la politica estera non è competenza delle Regioni. E iniziative come questa rischiano di fornire buoni argomenti a coloro che accusano le Regioni di invasioni di campo e sostengono perciò la necessità di ridurre i poteri di questi enti.
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