La parabola politica di Craxi: i suoi meriti e i suoi errori

Mercoledì 15 Gennaio 2020
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Carissimo direttore,
si avvicina velocemente l'anniversario del ventennale dalla scomparsa di Bettino Craxi. Il grande statista milanese portò il mondo della sinistra italiana fuori dal campo ristretto in cui l'avevano imprigionata ideologie che già quarant'anni fa erano inadeguate a risolvere i problemi di una società avanzata e che lui, prima di tutti, aveva definito fallite e fallimentari. Governò più a lungo di tutti durante la così detta Prima Repubblica e anche quando non ebbe incarichi diretti di governo condizionò più di ogni altro le politiche dei governi in carica. Fu fieramente anticomunista : non per malanimo ma perchè comprese che questa, come altre ideologie, era incompatibile con la Democrazia che Egli amava. Tuttavia non guidò mai il Paese contro qualcuno ma per qualcosa. Difficile non notare l'abisso tra questa impostazione politica e l'attualità. Attualità dominata da una maggioranza parlamentare che, per sua stessa ammissione, amministra il Paese per impedire che gli avversari vincano attraverso libere elezioni.


Lorenzo Martini
Stanghella (Pd)


Caro lettore, 
non può certo bastare lo spazio di questa rubrica per fare un bilancio dell'esperienza politica di un personaggio come Craxi. Un fatto è però sicuro: il segretario del Psi cercò di proporre all'Italia, la patria del più grande partito comunista dell'Occidente, un'idea diversa di sinistra, sottraendola all'egemonia politica e culturale del Pci. Un disegno coraggioso che fu fortemente contrastato dalla dirigenza comunista di allora e che Craxi pagò poi duramente. Ma Craxi commise anche alcuni errori. Lui, politico di razza e capace di grandi visioni, non comprese le conseguenze del crollo del Muro di Berlino e non ebbe fino in fondo la forza di opporsi e di rompere il sistema consociativo che dominava l'Italia. Come ha sottolineato recentemente anche il suo ex delfino Claudio Martelli, si ostinò in un'alleanza logora con la Democrazia cristiana. Scelse insomma di tenere in piedi un sistema ormai debole e sfilacciato, diventandone anzi il perno e accettandone le distorsioni, come il finanziamento illegale ai partiti. Errori gravi ma che nulla tolgono alla sua statura di uomo politico che ha lasciato un segno importante nella storia italiana. 
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