Coronavirus. Perché parliamo di virus cinese e perché è giusto continuare a chiamarlo così

Giovedì 30 Gennaio 2020
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Caro direttore, 
in questi giorni, come tutti, credo, leggo e ascoltato le notizie che riguardano la diffusione del coronavirus, quello che molti giornali, anche il Gazzettino, chiamano invece spesso virus cinese. È inevitabile essere preoccupati per ciò che sta accadendo anche perchè le notizie che arrivano sono spesso imprecise o frammentarie. Si susseguono allarmi, notizie di ipotesi di contagio anche in Europa e pure in Italia, che però poi rientrano. Perchè non sono vere. Intanto però la paura cresce e a farne le spese sono anche e forse soprattutto, i cittadini cinesi o di origine cinese che vengono guardati con sospetto o addirittura fatti oggetto di minacce e sputi come è successo nei giorni scorsi a Venezia. Proprio per questa ragione: non crede che sarebbe più opportuno non parlare più di virus cinese, ma semplicemente e correttamente di coronavirus? Si eviterebbe che persone sane ed innocenti finiscano nel mirino. 


Angela Bramezza
Treviso


Cara lettrice, 
soprattutto quando affrontiamo temi delicati e sensibili come è appunto la nostra salute, abbiamo, innanzitutto, il dovere di essere chiari e comprensibili. Dobbiamo farci capire da chi ci legge o ci ascolta, anche a costo di rinunciare a un po' di rigore scientifico. Se scriviamo virus cinese chiunque oggi sa di cosa stiamo parlando. Se cominciamo a usare termini diversi, anche se più corretti sul piano tecnico, rischiamo di creare confusione. E mi pare che su questo tema ce ne sia già molta. Peraltro a questa epidemia è stato dato il nome di virus cinese perchè è vero che si tratta di un coronavirus (vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più respiratorie gravi), ma siamo di fronte a un nuovo ceppo che finora non era mai identificato dall'uomo. E poichè è dalla Cina che proviene ed è in Cina che si è inizialmente diffuso per poi propagarsi in altri Paesi, è stato chiamato cinese. Non c'è nessun forma di prevenzione culturale o di razzismo gergale nel chiamarlo così. Mi lascia anche dire che trovo quanto meno sorprendente che, di fronte a un'emergenza mondiale di questa entità e gravità, ci si preoccupi del nome del virus. Mi pare che le priorità dovrebbe essere ben altre. E credo anche che alla Cina dovrebbe essere chiesta maggiore chiarezza e trasparenza sulle origini di questo virus, sulla sua reale diffusione e sull'entità effettiva del contagio. Il nome è davvero un dettaglio. 
 
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