Le tante task force nate in queste settimane sono la spia di un vecchio difetto italico: sfuggire dalle responsabilità

Mercoledì 22 Aprile 2020
Egregio Direttore,
la notizia della nomina di Vittorio Colao per elaborare il calendario della ripresa mi aveva riempito di entusiasmo, poi un po' scemato quando ho letto che si troverà a capo di una Task Force di 20 componenti, nominati da chi? Pare proprio non da lui. Di solito un manager responsabile usa scegliersi da solo i propri collaboratori diretti.
Poi ho letto della costituzione insieme di ben 15 Task Force o gruppi di lavoro, con un totale di 451 consulenti. Mi domando: il governo non ha una Presidenza del Consiglio con un organico di circa 4.000 addetti e tanti ministeri? Che un capo di governo o un ministro si avvalga di pochi consulenti personali di sua fiducia è assolutamente normale, ma cosa sta a fare questo esercito di persone che si aggiungono alla struttura esistente?
Non può venire il sospetto che si sia di fronte ad una difficoltà nel decidere? Tante Task Force così numerose non rischiano di essere una torre di Babele e creare più difficoltà che altro?
Ho lavorato in alcune multinazionali e in tutte valeva un detto: certe decisioni sono da comitato ristretto, di numero dispari, inferiore a tre! Sicuramente la democrazia non è paragonabile a un'azienda, ma est modus in rebus.
Aldo Mariconda

Caro lettore,
è una vecchia storia: quando in Italia c'è un problema invece di pensare a come risolverlo con efficacia e nel modo più rapido possibile, si crea un Authority o una commissione di esperti, di solito piuttosto numerosa e governata da regole cervellotiche. Adesso va di moda l'uso del termine task force, cioè gruppo di pronto intervento, ma il ricorso all'inglese non cambia la sostanza delle cose: nella maggior parte dei casi questi organismi non sono né pronti né hanno grandi capicità e poteri di intervento.
Il moltiplicarsi di task force in queste settimane risponde certamente all'eccezionalità del momento e alla giusta esigenza della politica di avere linee guida suggerite da esperti lungo le quali muoversi.
Ma questo proliferare di comitati e commissioni svela anche un antico difetto italiano: la tendenza a sfuggire dalle responsabilità o a farsi legittimare da qualcun altro.
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