Il decreto del governo dà ossigeno a famiglie e imprese, ma (per ora) non ha il respiro che serve al Paese

Sabato 16 Maggio 2020
Caro Direttore,
di questa montagna di soldi stanziati dal Governo, ammesso che li abbia, pochi usciranno dal circolo dell'amministrazione pubblica. Sia per la montagna di carte occorrenti per averli, sia per la paura di ricevere poi in un secondo tempo un avviso di garanzia per finanziamento illecito.
Creeranno invece un solco sempre più profondo fra pubblico e privato, con lo Stato padrone di tutto e in grado di condizionare le scelte dell'altra parte. Più progetti e più idee sarebbe stato meglio di questa pioggia di denaro. Le scelte fatte con l'emotività di questi giorni, peseranno per anni e condizioneranno il vivere di un'intera generazione.

Enzo Fuso


Caro lettore,
il decreto varato, seppur con una certa fatica, dal governo serve a dare ossigeno alle famiglie e a settori dell'economia più colpiti e provati dall'emergenza sanitaria e dai suoi effetti. Dal punto di vista quantitativo siamo di fronte a un intervento eccezionale: 55 miliardi sono l'equivalente di almeno due finanziarie di tempi normali. Ed estesa e' anche la platea dei soggetti che sono coinvolti dai diversi interventi - bonus, sussidi, finanziamenti - previsti. Certamente ci sono aspetti e punti del decreto, come quello della responsabilità penale delle imprese o delle modalità previste per il bonus turismo, che vanno rivisti. Ma il passaggio in Parlamento del decreto anche a questo dovrebbe servire. I maggiori interrogativi sono altri. Il primo riguarda la garanzia sull'erogazione dei benefici. L'esperienza delle ultime settimane, i ritardi nel pagamento della cassa integrazione, la farraginosità per incassare il bonus di 600 euro da parte dei lavoratori autonomi o le difficoltà a ottenere il finanziamento di 25 mila euro per le piccole imprese, non sono affatto confortanti. C'è da sperare che questo decreto sia accompagnato da norme e da meccanismi che consentano a chi ne ha diritto di ottenere aiuti e benefici rapidamente e senza finire nelle pastoie delle macchine burocratiche. L'altra perplessità riguarda il respiro (per ora scarso) e la timidezza strategica che sono alla base del decreto. In altre parole: per molte ragioni, non ultimo il venir meno dei vincoli europei, questa era l'occasione per interventi strutturali, non solo per azioni d'emergenza o temporanee. Per esempio sul sistema fiscale. O sullo sblocco dei cantieri con la semplificazione delle procedure e la velocizzazione dei pagamenti. Invece su questi fronti assai poco, almeno per ora, è stato fatto. Ci si è limitati, com'era doveroso fare, a suturare le ferite del malato, non a provare a guarirne gli antichi mali. Speriamo, fra qualche tempo, di non doverci pentire di aver perso un'altra grande occasione per allontanare dal nostro Paese lo spettro del declino.
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