Il coronavirus si combatte con regole chiare non con la strategia (ansiogena) degli annunci

Giovedì 15 Ottobre 2020
Il coronavirus si combatte con regole chiare non con la strategia (ansiogena) degli annunci

Egregio Direttore,
le recentissime misure cautelari adottate non fanno che confermare come i nostri governanti non siano preparati nell'adozione di misure severe o addirittura drastiche, ancorchè necessarie. Sin dagli esordi della pandemia, infatti, il cruccio della scelta è stato sempre lacerante: o prediligere la via della tutela della pubblica salute, ovvero salvaguardare le altrettanto serissime esigenze di protezione e salvezza della nostra economia, con la consapevolezza dell'incompatibilità tra le due misure. Adesso però, dopo il tentativo - purtroppo fallito - di vedere maturato presso i cittadini un minimo di comune senso di responsabilità e prudenza, adesso sarebbe venuto il tempo di adoperare il pugno di ferro, imponendo misure di temporaneo nuovo rigido sacrificio. E invece no: i locali e i ristoranti dovranno chiudere alle 24, perchè, dopo, magari il virus si arrabbia; nelle abitazioni private non si potranno più fare inviti a parenti o conoscenti ed infine, mascherine per tutti, anche all'aperto, ma ancora non per i calciatori professionisti, che tuttavia stanno cadendo contagiati come birilli. Girando per la strada è innegabile come lo sguardo delle persone tutte (o quasi) ben mascherate, sia serio, preoccupato. Nessuno, fateci caso, sorride più. Prima o poi il vaccino arriverà ma intanto, con quale antidoto si potrà intervenire presso l'animo umano, per limitare questo stato di comune depressione e timore?

Giuseppe Sarti


Caro lettore,
l'uomo non è invincibile e non è padrone assoluto dell'universo. La natura con questa emergenza sanitaria ce ne stanno dando una prova. Alla fine l'uomo, ancora una volta, prevarrà scovando il vaccino e debellando il virus, ma intanto dobbiamo combattere questo nemico infido e di cui conosciamo ancora molto poco. E dobbiamo farlo senza scivolare nella depressione e nel pessimismo più cupo. Come? Si chiede lei. Risposta quasi impossibile. Ma una gestione meno nevrotica e ansiogena dell'emergenza da parte di chi ha le massime responsabilità, politiche e scientifiche, potrebbe certamente aiutare tutti. Perché non aiuta nessuno trasferire sui cittadini quotidianamente ogni genere di preoccupazione. Non aiuta far filtrare continue e quotidiane indiscrezioni su nuovi e sempre più severi divieti, che poi rimangono magari lettera morta. Non aiuta preconizzare ogni giorno disastri dietro l'angolo. Anzi, fa solo aumentare il disagio. Gli italiani, nella loro grandissima maggioranza, hanno dimostrato nei mesi scorsi di saper rispettare le regole e di saper sopportare anche pesanti rinunce. Non hanno bisogno di essere terrorizzati. Hanno bisogno, questo sì, di sapere che chi non rispetta le regole verrà individuato e punito. Ma per il resto, si dica loro cosa devono fare e con non devono fare e lo si faccia, soprattutto, con i toni giusti, evitando la corsa agli annunci per conquistarsi un titolo sui giornali prima degli altri ministri o virologi. Si spieghi loro anche il peso dei numeri del virus di queste settimane. Che sono preoccupanti e non vanno sottovalutati, ma sono diversi da quelli di marzo e aprile, perché oggi gli ospedali, almeno in Italia, contano ancora un numero limitato di ricoverati e di persone in terapia intensiva mentre il 90 per cento dei positivi sono è senza sintomi. Se con il virus, come tutti dicono, per un po' dovremo convivere, impariamo davvero a farlo. E lo imparino, per il bene di tutti, coloro che hanno la responsabilità di condurre il Paese fuori da questa emergenza.
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Ultimo aggiornamento: 17:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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