Dalla Lagarde ai paesi del Nordeuropa: così il coronavirus sta uccidendo anche l'Europa

Domenica 29 Marzo 2020
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Signor Direttore,
premetto che sono tormentato da un pensiero che si è insinuato nella mia mente riguardante il secco No dei paesi nord europei (Olanda, Lussemburgo, Finlandia e Germania) alla richiesta di solidarietà finanziaria avanzata da Italia, Spagna, Francia. Non è una scoperta che l’inclusione aperta e quasi indiscriminata di paesi europei all’interno delle Istituzioni Comunitarie pur di sottrarli alla sfera di influenza della Russia abbia portato ad una eterogeneità dei 27 che risulta impossibile conciliare. Il mio pensiero tormentato recita cosi: non sarà che i paesi “virtuosi” del nord Europa stanno creando le condizioni per una disarticolazione e riarticolazione futura dell’Unione senza causarla direttamente, ma rendendo insostenibile l’appartenenza dei paesi del sud Europa alla stessa Unione così matrigna? Lei come considera questi frangenti?

Hugo Marquez
Venezia

Caro lettore,
credo che il suo sospetto sia quello di molti. E non solo in Italia. Il muro alzato dai Paesi del Nordeuropa di fronte alla devastante crisi provocata dal coronavirus è una tale esempio di miopia politica e di totale assenza di spirito comunitario, che non può non prestare il fianco al sospetto che alcuni Paesi coltivino secondi e assai poco nobili fini: approfittare di questa crisi per colpire l’Italia e farla diventare un loro terreno di conquista come è già accaduto per la Grecia. Le sciagurate parole pronunciate qualche giorno fa dalla presidente della Bce Chistine Lagarde, del resto, se da un lato hanno evidenziato l’inadeguatezza di questa signora a ricoprire un ruolo così delicato e importante, dall’altro hanno fatto capire quali siano i veri sentimenti che si coltivano in alcune capitali europee di cui madame Lagarde, aldilà della sua nazionalità francese, è espressione.

La Commissione Ue ha cercato di rimediare a quelle affermazioni “dal sen fuggite”, ma non ha potuto impedire la frattura profonda che si è aperta in questi giorni dentro l’Unione sulla terapia d’urto necessaria per affrontare questa crisi. Ora i Paesi si sono dati due settimane di tempo per trovare una soluzione. Staremo a vedere , ma già non aver compreso la necessità di dare una risposta rapida, non fa ben sperare. Il destino dell’Europa si gioca molto sulla capacità che la Ue saprà dimostrare di affrontare questa guerra e il suo dopoguerra. Ciò che sinora è avvenuto (e soprattutto ciò che non è avvenuto) non legittima nessun ottimismo. Anzi: fa pensare che tra le molte vittime del coronavirus ci sarà anche l’Unione europea, almeno nelle forme in cui l’abbiamo finora conosciuta. Speriamo naturalmente di sbagliarci.
 
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