Il governo Draghi non segna la fine della politica, ma la fine di una stagione di cattiva politica

Martedì 23 Febbraio 2021
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Caro Direttore,
i tanti commentatori politici dei giornali, della radio e della tv, presenti in tutte le trasmissioni politiche e non, sempre i soliti, hanno stabilito che con la nascita del necessario governo Draghi è fallita e/o è terminata l'attuale fase politica. Senza farla troppo lunga, è finita la politica. Pensandoci a mente fredda, uno si interroga: ma quale politica è terminata? Quella delle correnti, della ricerca del potere personale, degli interessi di parte, quella che grida senza concludere?

Non c'è più speranza quindi, è l'ora della speranza e, mi viene alla mente una profonda e impegnativa frase del sindaco di Firenze (anni '50/'60) Giorgio La Pira: La politica, dopo l'unione con Dio, è l'attività religiosa più alta, perché è la guida dei popoli. Sono questi i valori che mancano alla politica italiana attuale? Buona salute e buona primavera.
Elvio Beraldin 
Padova


Caro lettore,
la nascita del governo Draghi non segna la fine della politica.

Innanzitutto perché Draghi è un tecnico, ma non un extraterrestre. È stato uno dei protagonisti, anzi dei registi della politica monetaria ed economica italiana ed europea degli ultimi decenni. E la conferma viene anche dai primi interventi in Parlamento: il suo linguaggio rifugge dal politichese, ma contiene molti e chiari messaggi politici. Ed è bene che sia così. Perché oggi il nostro Paese ha quanto mai bisogno di politica. Di una politica però che decida, che rifugga dalle demagogie, dall'immagine fine a se stessa, dalle semplificazioni, dall'incompetenza, dalle derive pseudo-ideologiche. Ciò che, speriamo, sia finita non è dunque la politica, ma una stagione politica: quella avviata dal voto del 2018 e che aveva segnato l'ingresso in forze e in massa in Parlamento dei grillini che avrebbero dovuto aprire come scatoletta di tonno il sistema, rivoltarlo come un calzino, abolire la povertà, bloccare la Tav, la Tap e chissà cos'altro. Una stagione che ha visto invece succedersi due governi di segno opposto, ma guidati dallo stesso premier. Che ha visto in carica alcuni dei ministri più inadeguati della storia di questo Paese. Che ha visto l'esecutivo arenarsi di fronte alla grande e irripetibile opportunità di investire oltre 200 miliardi. Che ha cercato invano di sopravvivere ricorrendo a qualche manipolo di cosiddetti responsabili. E che, in ultima analisi, ha fallito: dimostrandosi incapace di garantire al Paese un governo in una fase cruciale decisiva per il suo presente il suo futuro. Draghi è stato chiamato per mettere la parola fine a questa politica. Non alla politica. 

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