Il virus sta cambiando le nostre priorità e le nostre aspettative. Ma qualcuno non l'ha ancora capito

Sabato 21 Marzo 2020
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Gentile Direttore
non vorrei sembrare arrogante, non sono certo la persona perfetta in grado di dettare le regole e non sono nemmeno uno stinco di santo. Ma ieri mi è stata rivolta una domanda che mi ha gettato nello sconforto, una sensazione che non provavo più dai tempi delle lotte per salvare la chimica a Porto Marghera.
Un collega neo assunto, e quindi in periodo di prova, mi ha chiesto se nel caso si ammalasse i giorni di malattia verrebbero retribuiti. Ma come non ti preoccupi prima se eventualmente la tua posizione di lavoro è a rischio? Non ti preoccupi se il tuo impegno sta portando ai risultati richiesti? Non mi dilungo sulla lista dei Doveri prima dei Diritti, ma in questo periodo allucinante non hai altri dubbi più importanti?
Ma forse sono io quello sbagliato!
Emanuele Meneghetti
Mestre

Caro lettore,
non penso proprio che sia lei quello sbagliato. Ogni preoccupazione, ovviamente, è comprensibile in un momento così carico di incertezze come quello che stiamo attraversando. Ma la sensazione, osservando taluni comportamenti e ascoltando alcune riflessioni, è che molte persone, purtroppo, non abbiano ancora il senso della gravità della situazione e le sue possibili conseguenze.
Non hanno ancora compreso che l’offensiva micidiale di questo nemico invisibile che abbiamo imparato a conoscere come Covid-19, ci obbliga, nella vita quotidiana come nel lavoro, a cambiare le priorità, a modificare le aspettative nostre e di chi ci sta vicino, a guardare in modo diverso il futuro.
Il suo collega neo-assunto si interroga sulla sua retribuzione in caso di malattia. Dal suo punto di vista ha ragione: oggi la domanda “come stai?” ha assunto un valore ben diverso da quello che aveva fino a un mese fa. Quel suo collega dovrebbe però chiedersi, innanzitutto, se quel posto di lavoro che ha appena ottenuto fra qualche mese ci sarà ancora. Gli auguriamo di sì, ovviamente. Ma questa è la dura realtà che abbiamo di fronte e con cui dobbiamo confrontarci.
Oggi il costo del coronavirus lo misuriamo soprattutto in termini di contagi, di ricoveri e di decessi. Fra qualche tempo cominceremo anche a misurarlo concretamente sul piano dei costi sociali ed economici. E non saranno lievi. Dobbiamo saperlo e prepararci. Se poi le previsioni più negative saranno smentite dai fatti e se riusciremo a lasciarci alle spalle questa epidemia con meno danni di quelli temuti, tanto meglio. Ma, come sempre, il futuro dipende anche da come si affronta il presente.
 
Ultimo aggiornamento: 14:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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