La cittadinanza a Rami è un giusto premio, ma non trasformiamo un ragazzino in simbolo politico

Mercoledì 27 Marzo 2019
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Caro direttore, 
riguardo la mancata strage sull'autobus dirottato da un uomo di origini senegalesi pochi giorni fa, osservo che molti giornali e tv stanno strumentalizzando oltre misura il ragazzo italiano e specifico italiano di origini egiziane, che ha telefonato dal bus per avvisare di quanto stava avvenendo a bordo, contribuendo all'intervento risolutivo dei carabinieri e per tale comportamento ritenuto un eroe da copertina e meritevole di avere la cittadinanza italiana, richiesta anche per gli altri compagni extracomunitari. Quello che infastidisce della faccenda non riguarda Rami, ma il fatto che giornali e tv non diano lo stesso risalto anche ad altri ragazzi italiani che hanno avuto un comportamento ugualmente coraggioso. Mi riferisco al ragazzo che si sarebbe offerto di sedersi vicino all'autista attentatore come lo stesso richiedeva e minacciava, cioè a Riccardo. A me sembra che ci sia in atto un razzismo al contrario.

Giuseppe Cagnin 
Padova

Caro lettore, 
eviterei di stilare classifiche. Quei ragazzi, per ciò che hanno vissuto e per come si sono comportanti, vanno tutti elogiati, così come i carabinieri che sono intervenuti a salvarli. Certamente Rami ha dimostrato sangue freddo e la sua telefonata è stata provvidenziale per evitare una tragica conclusione della vicenda. La cittadinanza italiana potrebbe essere un giusto premio per il suo coraggio. La legge lo consente e a quanto pare le iniziali difficoltà legate ai precedenti penali di un parente del ragazzo sono superate. Meglio così. Nel frattempo qualcuno ha già trasformato questo sveglio ragazzino di origini egiziane in un simbolo politico. Da usare per rivendicare lo ius soli o criticare la politica sull'immigrazione del governo. Non so se parlare di strumentalizzazione. Un fatto è però certo: mentre i riflettori sono puntati su Rami, assai meno si parla di Ousseynou Sy, l'autista di origini senegalesi che voleva incendiare il bus con i 51 ragazzi a bordo. Eppure, come ormai è chiaro, non si tratta di un semplice squilibrato. Sy aveva pianificato l'attentato ed era determinato ad uccidere per «vendicare i migranti». Non a caso i magistrati lo accusano di tentata strage con l'aggravante del terrorismo. Ma non solo: abbiamo scoperto che Sy in passato era stato condannato per guida in stato di ebbrezza e in tempi recenti a un anno e mezzo di carcere per minacce ed abusi. Eppure guidava un bus con decine di ragazzini a bordo. Come era possibile? Chi lo ha permesso?E nessuno era al corrente dei suoi piani e delle sue simpatie estremiste? Forse anche a queste domande, e solo non a quella di Rami per ottenere la cittadinanza italiana, andrebbe data una risposta.
 
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